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« Paese che vai stupidari ...Misericordie di ieri e di oggi »

Sogni e preghiere

Post n°1181 pubblicato il 14 Marzo 2020 da fedechiara
 

Sole che sorgi.

Sorge fratello sole 'limpido e giocondo' e, dalla finestra del bagno, osservo il panorama abituale di case sparse nel verde del paese che sfarina nella campagna. E' sabato, è vero, le sei antelucane, e, solitamente, il sabato non si lavora e ci si rincantuccia tra le coltri per il più goduto dei sonni : il dormiveglia, che commette gli sfilacci onirici ai primi flash della coscienza che si fa fastidiosamente vigile, ma oggi la ricacciamo indietro con la preghiera di lasciarci navigare nei sogni ancora un poco.

La vita è sogno, afferma impavido il Calderon, e ci sono giorni e settimane in cui 'i sogni son desideri' - e vere e proprie preghiere. Desideri di uscire da questo incubo di realtà che, al primo aprire degli occhi, ci ricorda la fragilità delle nostre vite e quelle dei nostri cari e del paese tutto – e il primo telegiornale che ascolti è un compianto funebre, una statistica lugubre di morti e guariti che fanno a gara per contendersi la primazia nei grafici e le tabelle.

E non sappiamo bene se abbiamo fatto la scelta giusta col chiudere da notte negozi e fabbriche e spento il motore dell'economia in attesa di discendere tutti insieme di corsa il versante opposto del picco epidemico che toccheremo a giorni.

La Gran Bretagna, sempre in contro tendenza con il continente, ha scelto 'l'immunità di gregge' – che vuol dire: lasciamoli contagiare un po' tutti che, una volta pagato al virus il suo alto tributo di cadaveri, chi sopravvive è immune. 
Una scommessa atroce perché ancora non è chiara la storia degli anticorpi relativi alla malattia o se, invece, si può essere contagiati una seconda e una terza volta. 
Però dalle terrazze e le finestre delle italiche prigioni domestiche si alza il canto collettivo dell'italiano vero; 'stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte'. Pronti si fa per dire perché ci tocchiamo meticolosamente di sotto e corna e bicorna.

Verso la morte, che esorcizziamo con lo sberleffo del 'canta che ti passa la paura', ci andiamo però con gli occhi chiari di chi scruta l'orizzonte del viaggio più misterioso che ci è dato in sorte alla nascita e la coscienza dolorosa che 'a chi la tocca, la tocca' - e potrebbe toccare a noi, maledizione, o a chi ci vive accanto e amiamo, ma questa è la nostra umanità e il fardello del vivere e morire con il dubbio irrisolto che le stelle degli empirei sognati per millenni lascino il posto a un maledetto buco nero che tutto ingoia dello spazio e del tempo delle nostre vite. 
Rileggiamoci l'Ecclesiaste, cantando, a mezza voce, l'inno nazionale.

 
 
 
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