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Virus e viralità di ieri e di oggi

Post n°1179 pubblicato il 13 Marzo 2020 da fedechiara
 

 

Del prestare voce e del predire

Nell'era di internet tutto diventa 'virale', nel bene e nel male. Una replicazione di un 'troppo di tutto' che dovrebbe preoccuparci, considerato che viene da 'virus' - ed è nota la soccombenza del nostro organismo, il cervello incluso, a questa categoria di viventi e dannosi replicanti.

Ma esiste, e va segnalata, una replicazione positiva di video e notizie e informazioni che dovrebbe migliorare le nostre attitudini alla riflessione e all'esercizio delle virtù riconosciute nei nostri comportamenti quotidiani – e cito il caso recente delle mille e mille 'condivisioni' del 'post' di una tale che si immedesima e da voce postuma ad una delle due ragazze morte assassinate per aver sconsideratamente accettato l'ospitalità e la compagnia dei loro assassini, che le hanno chiuse in un sacco della spazzatura dopo averne abusato. E 'viaggiare da sole' è sicuramente un diritto da riconoscere e sostenere, raccomandando solo quel minimo di 'grano salis' e di sana diffidenza e sospetto negli incontri che evita le tragedie e le cose fastidiose, sgradevoli e/o orribili di cui è pieno il mondo, sopratutto quello di parte maschile.

E diventerà 'virale', ne sono certo, anche lo scritto di una nostra buona scrittrice su 'la Repubblica' che dà voce al piccolo siriano neonato che i genitori lavano amorevolmente usando una bottiglia di acqua minerale fornita dai bravi volontari che li aiutano a sopravvivere nel fango dell'improvvisato campo-profughi alla frontiera tra la Grecia e la Macedonia.
Una voce dolente, quella di Melania Mazzucco, di umana pietas e di interrogativi inquietanti che il ragazzino, forse, si porrà - se sopravviverà e se la sua vicenda esistenziale avrà esito di accoglienza.

Una voce a lui prestata che si/ci chiede quanta capacità abbiamo collettivamente noi europei disincantati di esercitare e praticare l'umana compassione - pur se affannati e sconvolti e impauriti dal troppo di tutto catastrofico di questo ultimo decennio di orrori e di attentati e di morti per le strade e le periferie urbane ghetti di immigrazione e polveriere sociali, e costernati dalla arrogante distorsione del diritto preteso dei 'no borders' di dilagare e invadere e premere clamorosamente sulle nostre frontiere e gravare a milioni sulle nostre fragili economie e sul nostro 'welfare' sempre più asfittico ed economicamente insostenibile.

E, leggendo quel merlettare 'buonista' della pur brava scrittrice mi tornava in mente la polemica suscitata da una vignetta pubblicata qualche mese fa su 'Charlie Hebdo' in cui si mostrava il rovescio della medaglia di tutto il buonismo che si è raccolto intorno al corpicino di Aylan carezzato dalle onde del mare sulla battigia. 
E la caustica vignetta ci interrogava, invece, spietatamente ma realisticamente, su quanto e cosa resterebbe di tutto quel buonismo versato a fiumi di inchiostro e singhiozzi telegiornalistici e nei 'talk show' embedded se avessimo potuto prevedere per un Aylan miracolosamente sopravvissuto un futuro di 'radicalizzato sul web' e aspirante 'foreign fighter'.

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