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« Il biennio del nostro scontentoL'arte ancella »

Mercanti in fiera

Post n°886 pubblicato il 01 Giugno 2019 da fedechiara
 

Ieri accadeva

L'immagine può contenere: cielo e spazio all'aperto

Dimenticare Venezia

Rutilante, è la giusta definizione. Una città chiassosa e fulgente di artisti di ogni genere e tipo ed etnia e movimento di avanguardia e/o retrospettiva e di varia altra gente (e sono i più) che sull'arte e il talento degli altri 'ci campa' - vedi quei tali, i critici e i mercanti d'arte, che per due frasi raffazzonate e da 'fumo negli occhi' si fanno pagare come fossero orefici, e, per molti, vale la definizione di un mai dimenticato loro collega che scriveva sul vecchio Espresso-lenzuolo e li liquidava con un icastico: '...non si poteva dir meglio se si voleva dir niente'.

Però il 'mercante in fiera' è figura magica e molti artisti gli farebbero un monumento, se li adottasse e li inserisse nella sua scuderia - dove perfino notori ronzini diventano stalloni e le loro quotazioni vanno alle stelle perfino se raffigurano stalle di 'arte povera' o le vacche tagliate a metà e mostrate colle interiora in evidenza nelle teche piene di formaldeide.

E non c'è discussione sul senso e sul significato dell'opera che tenga, di sala in sala e di performance in performance e di biennale in biennale, perché 'gli artisti' e i loro derivati e succedanei sono come gli alieni di un pianeta a parte la cui lingua è sconosciuta ai più, ma non a 'quelli della erre moscia' - quella fauna internazionalista 'da biennale' che intasa calli e fondamenta coi vernissage. Gente totalmente e ridicolmente autoreferenziale che bene ha sbeffeggiato e coglionato Sordi in cinematografica visita alla B78 nel suo notissimo e gettonatissimo film di culto.

E conosco personalmente un tale, un 'artista' che ci ha la fissa della fica che neanche berlusconi, poverino, e la rappresenta e raffigura in cento e cento icone in tutte le salse e oniriche raffigurazioni, - postmoderno seguace del Courbet de 'L'origine du monde' che tante tortuose vie e nicchie psicanalitiche ha mostrato ai posteri; e naturalmente gli va a corredo il fallo, (yin e yang mai il Cielo li divida e li disperda), e si accompagnano (le artistiche fiche) colle inevitabili erezioni e le eruzioni di un altro tale di cui mi hanno s-parlato, che raffigura sbuffi di fumo e lapilli e colate laviche - neanche s'immaginasse possenti Giganti ipogei in frenetica e spavalda attività nelle loro segrete alcove.

E, l'altra sera, un cinese si mostrava al telegiornale regionale trasvolante sulla laguna colla sua artistica sposa, come se imitasse il Chagall che ben conosciamo, ma ci pareva, tutto quel suo apparato ingegneristico postmoderno e invenzioni gravitazionali leonardesche, una pallida imitazione di tanto 'dejà vu' artistico da dirla paccottiglia turistica della più vieta; e potremmo affidarne la vendita ai 'neri dei borsoni taroccati' che stazionano sui ponti pronti alla fuga e integrarli così nella baraccopoli turistico-artistica che intasa i vaporetti e riempie i ristoranti. E i più felici, in questi giorni di orge turistiche para artistiche, sono gli attori economici di sempre che riempiono fuori dai modi e privatizzano la città: osti e locandieri che magari dichiarano al fisco la metà di quello che dichiarano i loro dipendenti, giusto per stare alle statistiche.

Della serie: 'Dimenticare Venezia' e /o farne una copia galleggiante sulla foce del Po.

https://youtu.be/OfsJAgaY62E

 
 
 
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