Il diario di Nancy

Saponi e parole e forse la prigione


 Qualche tempo fa ho partecipato a un piccolo concorso letterario, indetto da una famosa marca di saponi. Ogni settimana bisognava raccontare degli stati d'animo femminili in pochissime righe, i racconti più votati dai lettori si aggiudicavano una fornitura di saponi. Ebbene, la vostra Nancy non solo ha partecipato, ma ha anche vinto per tre volte di seguito. Che fortunata direte voi, in questi tempi di crisi assicurarsi almeno saponi e bagnoschiuma per interi mesi. Errore!!! Quei saponi li ho regalati alle mie amiche come ricompensa per avermi votata, sono stati lo scambio equo che ho pagato per il mio momento di saponosa fama. Immagino che questa cosa non avrei dovuto dirla, non è valido in un concorso all'acqua e sapone ammettere d'aver corrotto i giurati. Sempre meglio che ammettere che quei saponi non li avrei potuti usare perché sono allergica ai prodotti industriali, non mi sembra carina come pubblicità. Che poi questa famosa marca di saponi ha fatto le cose per bene, a ogni fornitura che ricevevo a casa, dovevo restituire firmato un documento in cui m'impegnavo a non pretendere nulla per gli usi futuri che avrebbero fatto delle mie parole. In realtà non ho idea di cosa possano farsene dei miei quattro vaneggiamenti, esercizi di stile giusto per non dimenticare che una volta avrei voluto fare la scrittrice. Solo che adesso non sono nemmeno sicura di fare un'azione legale nel riportare qui le mie storie, magari per un crimine del genere potrei anche essere giudicata colpevole. Sì vostro onore ho chiesto voti in cambio di sapone. E sì vostro onore ho pubblicato le mie storie pur sapendo che avevano un marchio S.r.l. 
 Cosa vi mette di buonumore nelle giornate storteTragedie bibliche. Piccoli e grandi drammi. Eppure per noi donne contano solo i problemi del cuore. In passato sfogavo le mie ansie d'amore regalandomi quintali di  impalpabili mutande, trine e merletti come una soubrette. Accumulavo nei cassetti occasioni che non ho vissuto perché ogni volta che mi capitava, avevo indosso il completo spaiato o la pancera. Oggi quando voglio coccolarmi entro in una pasticceria: cioccolati, bignè, babà e millefoglie, ancora ricordo con lussuria un'intera sacher torte tutta per me. Momenti d'intimitàHo comprato diverse qualità di tè, ma già quando sono uscita dal negozio, avevo dimenticato il colore, la provenienza e i benefici d'ognuna. Ogni mercoledì, di ritorno dal corso di yoga per ritrovare un equilibrio interiore che non ho mai avuto, ne scelgo uno a caso, lasciandomi ispirare dai nomi voluttuosi come lacche cinesi. Sbaglio immancabilmente i tempi d'infusione, metto in sottofondo canzoni che non confesserei mai d'ascoltare e sorseggio la mia bevanda sentendomi un perfetto mix tra una geisha, una lady inglese e un'ecologista naif. E dimentico d'abitare in un condominio alveare a Tor Pignattara. Colpo di testaSono stanca d'attese e sospiri, non mi saziano i magari e i vorrei, non comprendo le ipocrite regole degli amori part time. L'opuscolo sbattuto sul naso con l'albergo che sembra un boudoir: due giorni e buttiamo la chiave.   Partiamo, perché senza follia la nostra relazione non è niente.  E il trito ritornello che ti manco è solo una parola rabberciata. Che diamine, qualche volta mi manca anche nonna Cesira, che aveva ottanta anni e il fiato di cipolle. Momenti divertenti con un'amicaIsola bianca di calce e mare turchese. La prima volta in vacanza con un'amica, l'ostello ci sembrava una reggia e il bagno nel corridoio era l'emblema della libertà conquistata. Lo usavamo insieme, non esisteva il pudore dei corpi ma solo la voglia smaniosa di condividere ogni momento, ogni pensiero. Quella sera lei faceva la doccia, io mi truccavo avvolta in un minuscolo asciugamano. Entrò un calabrone della finestra e, stordito dai nostri profumi, si gettò come un kamikaze nella mia direzione. Scappai urlando nel corridoio, la porta spalancata per offrire agli sguardi una Venere insaponata che ridendo chiamava il mio nome. La vanità punitaNo, non era mia intenzione sedurlo, volevo mostrargli la mercanzia che non avrebbe mai comprato. Era soltanto un gioco. Il cappotto lungo e informe era un uovo di Pasqua, nascondeva la sorpresa di una minigonna inguinale e stivali oltre le ginocchia. Per la cena scelse il locale più cool del momento, anche il mio capoufficio bigotto aveva fatto la stessa scelta. E non solo, c'era pure il mio ex che sfoggiava con orgoglio un'amica raffinata in tubino nero. Per non sembrare una battona ho mangiato con il cappotto!!!