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Un blog creato da living_art il 28/12/2006

LA MIA MOLESKINE®

Le emozioni, le riflessioni e i piaceri della vita, per chi vuole assaporarla appieno, mantenendo comunque una soave leggerezza

 
 

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Dare spazio alla riflessione, alla giusta lentezza in un mondo che non ti dà tempo, ritrovare il piacere anche un pò infantile del foglio bianco su cui scrivere parole in libertà, scarabocchiare, incollare fiori e fotografie, affinché aprendo queste pagine si possa riassaporare profumi e ricordi dei giorni di vacanza.

 

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Al cinema Le Ninfee di Monet

Post n°566 pubblicato il 26 Maggio 2019 da living_art
 
Tag: Arte

Dal film sulle Ninfee di Monet ho scoperto molti nuovi punti sull’artista Claude Monet, maestro dell’impressionismo, che nelle sue tele riportava l’immersione completa della sua vita nella natura.

Inizialmente poco compreso e senza  riconoscimenti, fu solo dopo l’esposizione al Grand Palais del 1874, in cui venne coniato il termine ‘Impressionismo’ da un giudizio poco gradevole sulle opere ritenute impressionanti, che ci furono le prime gioie.

Quest’esposizione fu infatti il germe del successo, perché tra le tante critiche a questo movimento, così lontano dai classicismi accademici del tempo, ci fu il giudizio controcorrente di Clemenceau, un rappresentante del governo francese che in occasione di quella mostra dipinse il movimento quale l’unico in grado di rappresentare il momento storico in Francia. Nacque un’amicizia tra i due e a poco a poco Monet riuscì a superare le precarietà iniziali che la vita d’artista gli portava.

Monet catturava l’impressione del momento, per questo dipingeva en plein air, direttamente sulle rive di fiumi o anche su un battello viaggiante, come l’amico artista Manet lo ritrasse in una sua opera.

Che l’arte fosse un tutt’uno con la sua vita lo si scopre anche nei momenti delicati, come alla morte della moglie, di cui c’è un’opera al Museo Marmottan: Monet riuscì a convogliare il dolore in quella tela.

Altre note che non conoscevo è che dopo il suo arrivo a Giverny, dove passo la maturità della sua vita, Monet per entrare direttamente in contatto con l’acqua, elemento vitale presente in molti dei suoi quadri, fece canalizzare il corso di un fiume per realizzare uno stagno dove nella sua casa progressivamente cambiò le coltivazioni di alberi da frutta in giardini e ninfee a pelo d’acqua.

Le ninfee sono collegamento diretto della sua vita nella natura, Monet amava ritrarle, principalmente in momenti ameni e di pace, anche in quelli meno felici, come quando la Francia entrò in guerra: in quel periodo la carneficina umana, il sangue delle tante vite perse, entra nel suoi quadri, con intense pennellate rosse che ritroviamo nei quadri del ponte giapponese che si affacciava sullo stagno, realizzati tra il 1916 e 1918.

Le ninfee fanno parte anche dell’ultimo periodo della sua vita, quando a più di 70 anni perse progressivamente la vista: solo l’incitazione del suo amico Clemenceau lo portò a riprendere a dipingere dopo un periodo di buio. Monet nei suoi ultimi anni volle consacrare la sua unione con la natura e la sua immortalità realizzando per il governo francese una serie di dipinti appositamente pensati per riprendere la realtà dell’ambiente che amava, lo stagno delle ninfee, durante il corso della giornata. Diede vita ad un capolavoro magistrale, oggi conservato all’Orangerie, di immersione totale nella luce di questo ambiente, con una serie di tele a grandi dimensioni in cui coglieva i dettagli di questa meraviglia a 360 gradi.

 
 
 
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