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martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30

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CALDE NOTTI A FANO: BRAD MELDHAU TRIO, L’ADRENALINA

Post n°4048 pubblicato il 06 Agosto 2018 da pierrde
 

Brad Meldhau, piano; Larry Grenadier, basso; Jeff Ballard, batteria.

Rocca Malatestiana di Fano, 21 luglio 2018, Fano Jazz by the Sea

Sono sempre stato convinto che Meldhau sia in qualche modo sottorappresentato discograficamente e tutte le precedenti ripetute occasioni di ascolto live mi hanno confermato in questa opinione. In passato mi aveva colpito soprattutto la maggiore scioltezza e lo slancio del leader, ma questa volta la sorpresa è stata ben maggiore.

Sin dai primi momenti del concerto è stata evidente una marcata e profonda connotazione blues del pianismo di Meldhau: un blues raffinato, ma comunque di radici profondissime e sentite. In tutto il ricchissimo set hanno continuato a balenare evocazioni sottili ma inconfondibili: hanno risuonato echi stride, Bud Powell e Parker hanno fatto baluginanti, istantanee apparizioni. Meldhau ha nella testa e nelle mani tutta l'anima più vitale ed inquieta della musica afroamericana. Altra novità spiazzante è stata costituita dal marcato carattere percussivo del pianismo di Meldhau, che fatalmente portava con sé un fraseggio molto più nervoso e quasi puntillistico, e comunque del tutto alieno da una certa maniera elegiaca e crepuscolare che molti gli imputano come un cliché ormai risaputo. Un vago termine di paragone per l'exploit offerto a Fano dal pianista americano può esser costituito dall' "Airegin" incluso nel suo "Where do you start" (2012). Solo la collaudatissima intesa con Larry Grenadier al basso e Jeff Ballard alla batteria ha consentito di canalizzare con risultato d'insieme strutturalmente solido ed ineccepibile l'inarrestabile, adrenalinico flusso di energia che scaturiva dal leader: ma sia il batterista con sequenze melodiche piene di colori, che il bassista con interventi di autorevole eloquenza si sono conquistati spazi personali di rilievo. Una menzione particolare è però dovuta a Grenadier, che ha aperto con prestazione superlativa un festival che ha visto poi sfilare un'intera serie di bassisti di gran classe ed impegnati in ruoli di grande impegno (con una sola eccezione...)

L'emozionante, adrenalinico set del trio, oltre a donare a Fano Jazz una ouverture difficilmente dimenticabile anche per chi come me aveva ampia confidenza con la sua musica (dono più che meritato, come emergerà dalle cronache successive), avrebbe potuto costituire istruttiva esperienza per due particolari categorie di ascoltatori. Una è quella dei direttori artistici di festival, che avrebbero potuto ritrarre opportune lezioni circa la capacità di attrazione e coinvolgimento di una musica pur raffinata e complessa su di un pubblico in larga parte non specialistico, ma da tempo abituato dal Festival ad un ascolto 'a mente aperta' (nell'occasione, gli appassionati di vecchia data si riconoscevano a prima vista, a momenti 'ballavano' sulle sedie....). Il fatto è che Brad è forse l'ultima incarnazione del jazzman purosangue, totalmente identificato e risolto nella sua musica, e l'intensità e la sommessa passionalità della sua scommessa vengono percepite senza difficoltà ed esitazioni anche da un pubblico semplicemente colto e curioso. E qui veniamo alla seconda categoria di ascoltatori, i molti che di fronte alla musica di Meldhau e del suo trio arricciano il naso da tempo, lievemente, per carità, ma sempre visibilmente. Un ascolto spassionato ed obiettivo del trio nella sua dimensione 'live' rivelerebbe con chiarezza che la sua musica ed il suo approccio lo fanno rientrare limpidamente e senza sforzo del nucleo irriducibile di un canone jazzistico contemporaneo, un nucleo forse recondito e sepolto, ma che continua ancora a pulsare.

 

Franco Riccardi

 
 
 
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