ÐEINAUTI

La “gioia che nasce dalla sofferenza altrui”…vorrei agganciare questo post al mio sulla “gente non esistente”…perché in un certo senso alcuni tratti attraversano entrambi, dell’ accordare potere – nel male in questo caso - a chi, di fatto, non ha potere se non quello che desideriamo dargli? Ma qual è alla fine la spiegazione della schadenfreude? Forse una sopravvalutazione dell’altro che ci fa credere che la sua non felicità possa avere una qualche influenza sul nostro stato, o un irriducibile forma di megalomania vendicativa secondo la quale “o l’avrò io (la tal cosa, situazione o persona) o non l’avrà nessuno” o, ancora, indipendentemente dalla nostra frustrazione o dal nostro appagamento riguardo a questo o quel desiderio, è semplicemente una forma di sadismo che fa scaturire in qualcuno come fonte massima forma di piacere l’infelicità altrui, e probabilmente più ancora che la propria personale felicità. Ed in fondo, quanto tu scrivi nei post sul trash televisivo tanto ambito e richiesto da una buona fetta di spettatori può essere un esempio che la schadenfreude non sia neppure un attitudine così rara, perché scontri, sofferenza, lacrime, cataclismi e sangue da sempre fanno vendere. L’horror piace all’uomo, e non solo perché fornisce facili scariche di adrenalina e risveglia i sensi da una atarassia soporifera, nuotare nel marcio sembra avere un effetto terapeutico su alcuni, rassicurando sulla non unicità delle mostruosità personali. Fa sentire meno gli instabili meno borderline, gli sventurati meno falliti, i complessati più forti ed il tutto “sparando” o assistendo sparare sulla croce rossa…(vedi le parole innaffiate di veleno che magicamente diventano frecce nella faretra fino a quel momento impotente e vuota del frustrato di turno, che si trasforma in “leone ruggente da tastiera” grazie al protettivo e compiacente filtro del monitor).