Creato da misteropagano il 20/09/2012

ÐEINAUTI

Solo in quanto gli uomini riescono ad offrire ebbrezza agli Dèi possono pretendere di attrarli sulla terra

 

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.- Papiri di Sabato. Autentico suicidio virtuale

 

Risultati immagini per Papiro de sabato

[conoscenza con "c" in grassetto] Da sempre la dimensione virtuale è attraversata da correnti di pensiero se metterci la propria identità o un alias. Il nome d'arte. Se raccontare di se è necessario, se questo in ogni caso non traspaia da infinite informazioni di noi, con le nostre attività anche quando non le dichiariamo espressamente, insomma non le autentichiamo con una firma. Queste affermazioni sono già tra le le più recenti considerazioni delle ricerche fatte negli ambiti delle dinamiche del virtuale.  La mente artificiale, l'algoritmo riconosce i nostri gusti, ma siamo noi a fornirli.

La nostra firma è digitale, qualunque sia il nostro nome imprimiamo la nostra personalità, una nessuna o molteplice, esaurienti studi dimostrano che solo e per lo più non conoscere e affrontare consapevolmente le sfumature della propria personalità può aprire le porte di disturbi schizofrenici. Creiamo la nostra immagine, il nostro avatar con un certo nick e non un altro. Già lo rivestiamo del nostro carattere, delle nostre idee conformi e non. E non apro il capitolo sulle ambizioni, o il mondo dei sogni e delle utopie. O del piacere appunto del nome d'arte che dovrebbe essere rispettato nel virtuale come facciamo con gli pseudonimi di artisti e scrittori, o dei tatuaggi d''anime.

Come nel reale così nel virtuale.

Il virtuale per lungo tempo ha rapresentato una dimensione altra, in cui al netto della fisicità, si potesse essere in ogni luogo contestualmente, il che già ne spiega la straordinaria essenza. L'abbattimento delle distanze, pur in ambiente artificiale, ha permesso la diffusione dell'informazione. Cosa che non accadeva così significativamente  dai tempi dell'uomo nomade, del marinaio nei porti, degli scambi,  dei giornali diffusi. La rete è globale, dunque perchè chiudersi nella necessità di dover conoscere il proprio interlocutore. Lo pensereste se fosse un cinese? Vorreste fare davvero un incontro dall'altra parte del mondo? E gli eventuali pericoli dell'anonimato? Non mi dilungo. Siete preparatissimi, no?

Ecco che la rete, a causa di queste frustrazioni, timori e impossibilità, diventa una deriva provinciale, in cui ci si sente a proprio agio solo se conosciamo personalmente il blogger accanto, che è come il vicino di casa, il farmacista del paese, l'amico della regione più prossima.

Perchè una mente umana - che informa peraltro quella artificiale - si deve fare domande riduttive sulla natura complessa di un avatar, quando questa può abitare un'ipotetica isola di Wight. E fermarsi solo lì. Hip hip pi

https://www.youtube.com/watch?v=7HeIpuNiGd4

Il motivo di questo "papiro" è il ritrovamento di una dedica che mi fece una "grande" blogger alla vigilia del suo suicidio virtuale, ovvero la cancellatura del blog ma non del suo Rcss, motivo per cui il suo blog resta come un ectoplasma tra i "vivi" che poi è la fine di ogni vivente. Fantasmi d'archivio. E ne faccio esercizio di scrittura.

Probabilmente devono essere state le lamente di "giorgio" sulle identità virtuali a farla decidere o propendere di dedicarmi un post lunghissimo in cui tentava la distinzione tra reale e virtuale, tra chiaro e scuro, presenza e assenza. Conoscenza e non, quella scritta con "c" in grassetto. In sintesi dichiarava che l'amicizia autentica passasse per la fisicità e il nome e cognome. Ora se il suo avatar m'informava della possibilità che ella avesse un certo carattere battagliero, e di forte immaginazione, non lo dimostrò certamente con l'articolo in cui elogiava, facendo nomi, la bellezza delle sue amicizie, in chiaro, perchè non erano criptiche, erano reali e interpretabili. Non come me, io, un bel nick senza documenti d'identità.

Un decisivo punto debole e di rottura con l'ambiente virtuale che si tradusse in buttare tutto il blog, optando che reale è meglio ma non le rimase nemmeno il meraviglioso giorgio compagno di vita, conosciuto in community. Pasticciarono così tanto che anche in giro nei blog gli stessi amici digitali, li criticarono. Di critica in critica, e follie umane, oggi, nessuno di quei super blogger ha retto al proprio nome d'Arte, sprecando quella geniale intuizione che essere codice o essenza non ha bisogno di far web. Perchè così, si che porti fisicità nel virtuale: guerra e odio. Distinzioni. Rottura. Occasione sprecate di manifestazioni migliori. Dunque è anche così che diamo informazioni di noi, e per cosa combattiamo. L'esser senza peli sulla lingua alla lunga si traduce in sbranare o demolire un interlocutore. Ci sta, ma questo non dipende dal medium utilizzato è natura intrinseca, per fortuna non di tutti. Anche se ad esser chiari, con alcuni soggetti, meglio si va. A rischio di cafoneria.

Che tutto ciò faccia parte della conoscenza, nei termini di un ampio contraddittorio, lo concordo. Si.

Questo inoltre per sostenere che quelli che se ne sono andati non sono vittime della rete, i buoni e bravi che non hanno retto, ne erano i principali e aggressivi mistificatori. Non sono stati assassinati, si sono con tutto rispetto suicidati.

Questa ormai è archelogia della community, in fondo meglio che la targettizzazione attuale, che rende neo super attraverso un simil algoritmo, dietro il quale (ancora ed ovviamente), si leggono le discriminazioni impresse dal carattere bellicoso. Molti altri ancora candidamente lavorano così, per fornire meta dati violenti, di razzismo - anzi di nickismo. Stigmatizzando avatar. Ma anche questo subirà una ennesima trasformazione e sono curiosa.

Chiosa finale : (Perchè ho idea che molte cose devono essere reiquilibrate). Così è nel reale così è nel virtuale? Se non hai curiosità per chi è oltre, e in generale, il raggio di distanza di sicurezza, forse ti salverai dagli imprevisti, ma abbiamo dimostrato che non è così e  allora è meglio che resti a casa tua in provincia a leggere il giornale.  E grazie del tuo autentico suicidio virtuale. 

Tack You

 

 

Commenti al Post:
jigendaisuke
jigendaisuke il 19/10/19 alle 18:41 via WEB
Forse si tratta anche di induzione al suicidio. Credo che proprio il successo del web e i social hanno portato una sorta di chiusura, condita da una certa dose di odio ed aggressività. Forse quando il matematico Roberto Vacca scrisse "Medioevo prossimo venturo", intendeva proprio questo. Mala tempora currunt! Che poi, il brano dei Dik Dik non è mica poi brutto eh! Ciao ciao
 
 
misteropagano
misteropagano il 20/10/19 alle 11:06 via WEB
Probabile, mi chiedo se sono i blogger a fare Digiland o viceversa, non è banale la questione. Il post cmq è tecnico. Può esistere senza l'esempio.
Il motivetto Dik Dik ..sai quando ti prende a cantare le cose che cantavi nel neolitico della tua vita...awawawh.
Buona domenica
 
   
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 24/10/19 alle 19:21 via WEB
La geniale intuizione che essere codice o essenza non ha bisogno di far web andrebbe impressa su ogni blog. Non come un codice a barre; ma come un tatuaggio virtuale sopra le occasioni (troppe volte sprecata) di manifestazione migliore di noi stessi...
 
     
misteropagano
misteropagano il 01/11/19 alle 16:14 via WEB
troppe volte, ma ovviando a quelli che rischiano di essere luoghi comuni, anche la tensione fa la sua parte nella conoscenza, vero Ellenina? Buon ognissanti*
 
lesaminatore
lesaminatore il 01/11/19 alle 13:49 via WEB
Ne ho visti tanti di suicidi virtuali, uno su tutti la grande CIsobel Gowdie, po' ci sono gli zombie, blog ancora aperti, ma fermi da anni, mah, in fondo è così anche nel reale.
 
 
misteropagano
misteropagano il 01/11/19 alle 16:13 via WEB
Lei che teneva la conta di quelli altrui ..penso che si sta bene quando si può stare in pace...senza esser morti..pp
 
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