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Never can say goodbye
Post n°200 pubblicato il 11 Marzo 2013 da pantouffle2011
Ritrovi la tua amica che non incontri da mesi, come ti vede si mette a piangere. Sono ridotta così male?, pensi.
Ti aggiorna sulle sue sfighe (atomiche), l’aggiorni sulle tue (altrettanto atomiche, ma niente in confronto alle sue, perché da sempre è lei quella che soffre di più perché… riguarda lei, appunto).
Passate a salutare tua madre che l’ha vista crescere, che le ha fatto da seconda mamma, (non mi ricordo che lei la rincorresse per la casa per tagliarle i capelli però). L’affetto c’è ancora tutto, l’intesa anche.
In effetti si sono sempre trovate d’accordo su qualsiasi cosa, soprattutto sul come avresti dovuto gestire la tua vita. Che tu non ne sei capace, lo sanno benissimo entrambe.
Assisti a tzunami di lacrime (ancora!), a un groviglio di abbracci, ignori quel “Guarda come sta bene la Paola, non è mica un’acciughina come te. Diglielo anche tu Paola che dovrebbe imparare e badare a se stessa…” ripetuto più e più volte, come se fossi sorda o scema o scema e sorda insieme.
Ti mordi la lingua per non replicare quando durante i saluti (interminabili) la prima ti dice, “Bada a Paola mi raccomando”, e la seconda rincara “Mi raccomando, bada a tua mamma.”: alla faccia che eri tu che dovevi imparare a badare a te stessa.
Ma anche queste semplici banalità devono nascondere qualche strano significato che tu non riesci a cogliere perché vengon giù di nuovo vagonate e vagonate di lacrime. O meglio, il motivo di tanta commozione lo sai benissimo, è che non ci vuoi pensare. Non vuoi pensare che potrebbe essere l’ultima volta che si incontrano. Ma il pensiero aleggia nell’aria, è lì, come un macigno, fin troppo chiaro per tutti.
Vorresti cambiare argomento, alleggerire un ciccinin l‘atmosfera, se non fosse che con ogni evidenza non conosci i codici della commozione e hai paura di riaprire involontariamente le dighe del pianto.
Che già ti guardano come una stronza insensibile perché a te non scende un luccicone nemmeno a pungerti con uno spillo.
Finalmente le lacrime si esauriscono, gli abbracci si sgrovigliano e ognuno torna alla sua vita, o a quel che ne resta.
Ma il pensiero di ciò che era ieri e che forse non potrà più essere ti resta appiccicato addosso.
Perché sarà anche vero che non sai badare a te stessa, che non sai gestire la tua vita e che sei incapace ogni giorno in mille modi diversi: ma è il non riuscire a lasciar andare le persone quello che ti spaventa di più. Gli abbandoni, gli addii e le partenze in genere non hanno mai fatto parte di te. Perchè adesso dovresti essere pronta per partenze più definitive? Non lo sei e non lo sarai mai, questa è l’unica certezza. Solo che non riesci a piangere.
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