I miei pensieri

Voleva fare la maestra


Le piacevano i bambini. Al pomeriggio, nel cortile di casa, si radunavano attorno ai tavolini del giardino, ognuno con un quaderno e una matita in mano, lei dettava e loro scrivevano, poi lei leggeva e correggeva e commentava e raccontava storie e faceva domande e loro seguivano e lei era contenta. Poi andavano in bicicletta a raccogliere viole nel prato vicino, ne facevano mazzetti da portare a casa e si davano appuntamento per il giorno dopo. Era una gioia. Ma gli anni passavano, i bambini diventavano ragazzi e lei non faceva più la loro maestrina, ma tentava di studiare per diventarla. Tentava, ma senza troppo entusiasmo, di concentrarsi sui libri di latino e di storia, di matematica e di filosofia. Filosofia, pedagogia, psicologia, le uniche materie che l'appassionavano, forse perchè cercava un senso a tante cose e un perchè che non trovava. Cercava l'amore, ecco cosa cercava. Cercava quello che non aveva in famiglia. L'amore un giorno arrivò, o almeno lei credeva che fosse l'amore, quello vero. Non lo era. Aristotele, Platone erano un riferimento, un'illusione. I suoi pensieri e le sue illusioni. Lei credeva che, come lei, anche gli altri avessero un'idea pura dell'amore e si lasciò andare. Finito tutto, crollato tutto: tutte le illusioni, la fiducia, la purezza. Il tempo non cancella le ferite, le rimargina, ma lascia il segno e quel segno è una cicatrice che rimane per tutta la vita. Quella ragazza che credeva nell'amore, adesso è una donna che ha vissuto troppo, che ha sofferto troppo e che ha sbagliato troppo. E non ha più voglia di vivere, ma sopravvive.