la memoria dispersa

LA FATICA DI ESSERE DONNA


 Le donne continuano a morire, in Italia, in Europa, nel mondo, sotto la scure della mano dell'uomo. Negli ultimi giorni, nel nostro Paese ne sono state uccise, due, tre? Se n'è perso il conto e ciò che è molto più grave è che non fa quasi più notizia. Se ne parla per un giorno, due, poi tutto nel dimenticatoio, incuranti del dolore, degli strascichi, dei traumi di chi resta. Se ne discute abbondantemente in tv, invece, non nei rari e sobri programmi di servizio pubblico, ma nei tanti spazi televisivi con improvvisati conduttori, che definire giornalisti è un eufemismo, e ospiti, al limite del voyeurismo, dove per una manciata di share si fanno processi, estorcono confessioni, retroscena, simulano fatti e omicidi che devono portare lo spettatore in stato di fibrillazione, giusto il tempo della trasmissione. Ma intanto nulla cambia. Sembrava che la legge sul Codice rosso fosse la soluzione, ma è risibile soltanto il pensarlo. Non esiste legge che possa essere efficace se non viene supportata da investimenti per un funzionamento organico dei provvedimenti, e gli inasprimenti delle pene non bastano. Le donne continuano a esser lasciate in balia di se stesse, e un compagno violento non smette di esserlo restando ai domiciliari. È la cultura la vera discriminante, ma troppo poco si è fatto e si sta facendo su questo fronte. Gli uomini, anche quelli che le leggi le hanno fatte, continuano a sminuire lo stupro e la violenza di genere, e ci sono stuoli di avvocati a difesa di palesi delinquenti. Le donne faticano a farsi ascoltare, perché anche quando accusano, devono sempre giustificare e giustificarsi, mentre pacche sul culo, baci rubati, come nel caso del Presidente della Nazionale Calcio femminile spagnola, vengono considerati innocue affettuosità.E intanto in Afghanistan vige l'obbligo del burka è in Iran le donne combattono strenuamente contro l'imposizione del velo.