Un blog creato da lorifu il 31/12/2009

la memoria dispersa

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« Sorpresa!Sulla morte... »

AL DI LA' DEL MERITO

Post n°699 pubblicato il 26 Ottobre 2022 da lorifu
 

Con la Meloni il nuovo Ministero dell'Istruzione si chiamerà Ministero dell'Istruzione e del Merito, e già sul nascere quel merito dai molteplici significati ha suscitato numerose polemiche visto che il significato è già insito nella definizione dell'art. 34 della Costituzione.Che la scuola sia in caduta libera da decenni è un fatto, e da ex insegnante con un occhio ancora aperto sulle dinamiche giovanili e su quella che è diventata la scuola, anzi ironicamente la "buona scuola", devo dire che lo scollamento è avvenuto nel tempo e i correttivi apportati non hanno fatto altro che peggiorare un'Istituzione che finalmente dovrebbe riappropiarsi della sua identità e vocazione primaria: scuola di tutti e per tutti.Ecco perché la scuola del merito e della meritocrazia non lo sarà mai, perché nasce su un equivoco di base: l'arbitrarietà e imparzialità dei giudizi. Misurare talenti e abilità é quanto di più es-clusivo possa esserci, tanto più perché queste doti nascono e si sviluppano laddove ci sono i presupposti ambientali ed educativi, ragion per cui le condizioni di partenza avvantaggiano chi ce l'ha, creando un gap sempre più marcato tra underdog, come dice la Meloni stessa e i ragazzi vincenti, e le eccezioni confermano la regola.La scuola ha sempre misurato esiti e non si è mai soffermata sulle vocazioni, stroncando quelle intelligenze inclassificabili in termini di prestazioni adeguate, che poi è su quell'adeguate che vorrei soffermarmi, dato che stilare giudizi secondo scale e parametri seppur oggettivi, lascia sempre spazio a ingiustizie e disuguaglianze. Come si fa a valutare un'intelligenza emotiva che quasi mai è stata presa in considerazione nelle valutazioni scolastiche?Ecco perché servono insegnanti illuminati, questa secondo me è la vera rivoluzione, insegnanti che sappiano parlare a tutti e che li interessino al processo formativo ed educativo.Pasolini questa vocazione l'aveva e se oltre settant'anni fa scriveva di questa sua predisposizione pedagogica, credo che, seppur cambiati i tempi, l'insegnante debba ignorarsi e costituire il mezzo per traghettare il giovane verso la conoscenza e il miglior risultato di sé."Era il primo ottobre del lontano 1947. Nella classe prima della Scuola media di Valvasone entrò un giovane insegnante, fece l'appello e si presentò: era il professore di lettere e si chiamava Pier Paolo Pasolini. Crediamo che non fosse ricco, perché ogni giorno, col buono e col cattivo tempo, si faceva, in bicicletta, 12 km. Di strada bianca per venire a Valvasone dalla vicina Casarsa, dove abitava e in cui rientrava per il pranzo. Quella modesta bicicletta fu la sua fedele compagna per tutti e due gli anni in cui restò con noi, anche quando in giro comparvero i primi ciclomotori e scooters. Eppure nei due anni passati con lui, fummo i più ricchi e fortunati allievi del nostro Friuli. Piano piano egli ci condusse per mano nella immensa "steppa" di Anton Cecov, piena di solitudine e tristezza. Ci fece fare conoscenza con il mondo tragico e colmo di umanità della Siclilia di verga. Con Lui attraversammo l'Oceano Atlantico per fermarci, commossi e pensosi, nel piccolo cimitero di "Spoon River", poi scendemmo nel profondo Sud degli Stati Uniti per riscaldarci col canto possente degli spirituals negri. Ci fece amare Ungaretti, Saba, Montale, Sandro Penna, Cardarelli, Quasimodo e molti altri poeti che, allora, non erano né premi Nobel né comparivano nelle antologie per le scuole, tutte piene di Leopardi, Carducci, Pascoli, D'Annunzio. Leggeva meravigliosamente bene e noi per delle ore rimanevamo incantati ad ascoltarlo. Ci insegnava a recitare, a dipingere, a giocare a calcio" (B. D. Schwartz, p.310). 

 
 
 
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Tu credi di incontrare l’amore,

in realtà è l’amore che incontra te

nei modi più strani,

inaspettati, involontari, casuali.

A volte lo confondiamo col bene

e lo surroghiamo.

Spesso siamo convinti sia amore,

fingiamo sia amore,

e leghiamo noi stessi

a una indistruttibile catena

frutto dei nostri desideri mancati

dei nostri sogni sopiti

delle nostre abitudini

delle nostre paure

delle nostre comodità

delle nostre viltà

dei nostri calcoli

della nostra apatia

dei nostri falsi moralismi.

Ma quando arriva, se arriva,

lo riconosci,

come  “il sole all’improvviso”

sconvolgente, coinvolgente,

totalizzante, esclusivo,

fusione di corpo e anima

osmosi perfetta.

Se finisce,

un dolore muto, senza fine.

loretta

 

 
 
 
 
 
 
 

 

 
 
 
 
 

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