Un blog creato da lorifu il 31/12/2009

la memoria dispersa

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« La ReputazioneCon rinnovato entusiasmo... »

Nonna Brigitte

Post n°618 pubblicato il 20 Maggio 2019 da lorifu
 

Un assaggio del mio romanzo prossimo futuro

Parigi - Les Tuleries (foto loretta fusco)

[...]
Justine e il piccolo Stefano passavano mesi interi d'estate a Parigi, da sua madre, bizzarra acquarellista che si guadagnava da vivere dipingendo su commissione. Stefano l'adorava. Adorava i suoi capellini colorati, le gonne lunghe, gli occhi bistrati e il rossetto intenso che le davano un'aria stravagante senza cadere nel ridicolo. Era l'opposto di Justine, misurata nell'abbigliamento e nei modi anche se dalla madre aveva preso lo stesso amore per l'arte. Stefano ricordava che sin da piccolo, durante le lunghe estati parigine le sue donne lo portavano al Louvre e poi al Museo d'Orsay, tanto che ancora prima di andare a scuola sapeva riconoscere, a una prima occhiata, i pittori impressionisti. Dopo le visite ai musei, si fermavano nei giardini delle Tuileries dove mangiavano le quiche, preparate da nonna Brigitte che lui divideva sempre con gli anatroccoli del piccolo laghetto. Quello era il suo luogo preferito e i ricordi delle estati parigine partivano sempre da lì. Parigi era la sua seconda patria e insieme a Venezia lo affinò alla bellezza. Brigitte era una nonna veramente deliziosa. Più grandicello, sua mamma lo metteva sul treno facendogli mille raccomandazioni, tranquillizzandolo perché sua nonna l'avrebbe accolto al momento dell'arrivo. Così accadeva. Appena arrivato alla Gare de Lyon, tra l'infinità di teste che affollavano la banchina lui la riconosceva all'istante. Una macchia di colore che ondeggiava tra la folla. Gli strappava la valigia di mano e dopo avergli stampato il rossetto sulle guance lo guidava verso la metropolitana parlando ininterrottamente. Comunicavano in un italiano maccheronico che Brigitte con la sua fantasia inventava dal francese. Quei mesi erano per Stefano un vero spasso, coccolato e vezzeggiato. Brigitte lo portava con sé dappertutto, e quando doveva recarsi dai clienti, lui prendeva le tele sottobraccio e si sentiva importante nel ruolo di aiuto. Gli piacevano i quadri di sua nonna. Erano leggeri come lei e quando dipingeva davanti al luminoso finestrone guardava estasiato i delicati boccioli dei fiori, il frangersi delle onde sulla roccia, lo sventolio di foglie, forme vitali che nascevano dalla sua tavolozza di colori. Perché non si annoiasse gli aveva attaccato a una parete un enorme foglio bianco e messo a disposizione una quantità indefinita di gessetti, pennarelli, pennelli e tubetti di colore. Per arrivare fino in alto gli aveva procurato una corta scaletta e lui saliva e scendeva a prendere ora questo, ora quello e si sentiva felice di poter riempire lo spazio infinito davanti a sé con i suoi esperimenti artistici. Sua nonna ogni tanto interveniva ad aggiustare qualcosa, a mettere più colore a un uccello, a raddrizzare una casa dicendogli che sarebbe diventato più bravo di lei. In realtà non aveva talento ma sapeva disegnare discretamente e aveva sviluppato un grande senso estetico che da grande l'avrebbe portato a scegliere la strada di critico d'arte. Le estati da nonna Brigitte si conclusero di colpo. Era a Venezia quando in casa arrivò la notizia che la nonna era stata investita da un'auto mentre attraversava la strada, sparpagliando sul selciato le tele che stava portando con sé. Stefano si chiuse in camera e quel giorno non parlò con nessuno. Nonna Brigitte per lui era più che una mamma. Da piccolo non si era mai chiesto perché vivesse sola. Lo intuì col tempo finché gli venne detto che era stata abbandonata dal marito con la bambina in fasce. Lui non si era mai chiesto perché non avesse il nonno. Nonna Brigitte emanava luce e a lui bastava.

 

 
 
 
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Tu credi di incontrare l’amore,

in realtà è l’amore che incontra te

nei modi più strani,

inaspettati, involontari, casuali.

A volte lo confondiamo col bene

e lo surroghiamo.

Spesso siamo convinti sia amore,

fingiamo sia amore,

e leghiamo noi stessi

a una indistruttibile catena

frutto dei nostri desideri mancati

dei nostri sogni sopiti

delle nostre abitudini

delle nostre paure

delle nostre comodità

delle nostre viltà

dei nostri calcoli

della nostra apatia

dei nostri falsi moralismi.

Ma quando arriva, se arriva,

lo riconosci,

come  “il sole all’improvviso”

sconvolgente, coinvolgente,

totalizzante, esclusivo,

fusione di corpo e anima

osmosi perfetta.

Se finisce,

un dolore muto, senza fine.

loretta

 

 
 
 
 
 
 
 

 

 
 
 
 
 

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