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« ConvenevoliVivere »

Bertolucci e Pasolini

Post n°600 pubblicato il 26 Novembre 2018 da lorifu
 

 


È morto Bernardo Bertolucci e io sento una gran pena.


Bertolucci, il figlio di Attilio, quel grande poeta del primo '900, amico di Pasolini che lo aiutò in quei primi anni romani a ritrovare se stesso e la sua strada e che spesso appare nei versi del Poeta.

 

Mi disse ansioso e mite la notizia.
Ma fu più umana, Attilio, l'umana ingiustizia
se prima di ferirmi è passata per te...
Le ceneri di Gramsci - Garzanti 1957

 

Si riferiva alla stroncatura e alla censura del suo primo romanzo romano "Ragazzi di vita" ma Attilio comparirà ancora nelle "Ceneri" e anche Bernardo, a cui Pasolini dedicherà

A un ragazzo 
da La religione del mio tempo (1961)

[...]
Col sorriso confuso di chi la timidezza
e l'acerbità sopporta con allegrezza,
vieni tra gli amici adulti e fieramente
umile, ardentemente muto, siedi attento
alle nostre ironie, alle nostre passioni.
Ad imitarci, e a esserci lontano, ti disponi,
vergognandoti quasi del tuo cuore festoso...
Ti piace, questo mondo! Non forse perché è nuovo,
ma perché esiste: per te, perché tu sia
nuovo testimone, dolce-contento al quia...
Rimani tra noi, discreto per pochi minuti
e, benché timido, parli, con i modi già acuti
dell'ilare, paterna e precoce saggezza.


All'inizio Bernardo non ha ben chiara la sua vocazione anche se inizierà con la poesia vincendo nel 1962 il Premio Viareggio Opera Prima con il poemetto "In cerca del mistero."

Sarà proprio Pasolini ad avviarlo verso la carriera cinematografica facendone il suo aiuto regista in 'Accattone' e poi nel 1962 regista di 'La commare secca' trattto da un racconto dello stesso Pasolini che sarà lo sceneggiatore.

Poi per Bertolucci si schiarirà la via e diventerà il regista internazionale che conosciamo ma in cuor suo la poesia era dentro di sé e la trasferì nel cinema, mai dimenticando gli anni in cui timidamente si apriva al mondo grazie a Pasolini che gli restituiva quanto aveva ricevuto dal padre.

Nel '59 la famiglia Pasolini (Pier Paolo, Susanna e Graziella Chiarcossi) si trasferisce in via Carini 45. Noi abitiamo al quinto piano, loro al primo. Ricominciai a scrivere poesie per poter bussare alla porta di Pier Paolo e fargliele leggere. Appena ne avevo scritta una scendevo le scale a grandi balzi con il foglio in mano. Lui era rapidissimo nella lettura e nel giudizio. Il tutto non durava più di cinque minuti. Quegli incontri cominciai a chiamarli dentro di me momenti privilegiati. Ne uscì un mucchietto di poesie che Pier Paolo, tre anni dopo, mi incoraggiò a pubblicare. Chissà cosa pensò mio padre, degradato senza spiegazione a lettore numero due. Arriva la primavera del '61 e Pasolini, incontrato sul portone, mi annuncia che dirigerà un film. Mi dici sempre che ti piace tanto il cinema, sarai il mio aiuto regista. Non ne sono capace, non ho mai fatto l'aiuto. Neanch'io ho mai fatto un film, tagliò corto. Da Per il cinema. Pier Paolo Pasolini, a cura di Walter Siti e Fran¬co Zabagli, Mondadori, Milano 2001- Centro Studi PPP


 

 
 
 
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Tu credi di incontrare l’amore,

in realtà è l’amore che incontra te

nei modi più strani,

inaspettati, involontari, casuali.

A volte lo confondiamo col bene

e lo surroghiamo.

Spesso siamo convinti sia amore,

fingiamo sia amore,

e leghiamo noi stessi

a una indistruttibile catena

frutto dei nostri desideri mancati

dei nostri sogni sopiti

delle nostre abitudini

delle nostre paure

delle nostre comodità

delle nostre viltà

dei nostri calcoli

della nostra apatia

dei nostri falsi moralismi.

Ma quando arriva, se arriva,

lo riconosci,

come  “il sole all’improvviso”

sconvolgente, coinvolgente,

totalizzante, esclusivo,

fusione di corpo e anima

osmosi perfetta.

Se finisce,

un dolore muto, senza fine.

loretta

 

 
 
 
 
 
 
 

 

 
 
 
 
 

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