Un blog creato da lorifu il 31/12/2009

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« Così come sei...8 Marzo »

La scelta

Post n°591 pubblicato il 09 Dicembre 2017 da lorifu
 

 

 

 

 

...assunta presso la nostra azienda nella sede di Winchester.


Leggevo e rileggevo quelle parole, incredula fossero vere.
Avevo scritto almeno un migliaio di curriculum citando orgogliosamente il 110 e lode della mia fresca laurea e il successivo master in Comunicazione preso in una prestigiosa Università di Londra.
Ormai era diventato un automatismo senza risultato e alla chiamata non ci credevo più.
Pochi quelli che mi avevano risposto, e in tutti i casi laconiche parole riassunte in un: "al momento non siamo interessati ma provi tra qualche mese..."
Con la ditta di Londra c'erano stati ripetuti contatti che si trascinavano da mesi ma ero troppo sfiduciata per credere che sarebbero sfociati in qualcosa di positivo.
Ero davanti alla finestra quasi al buio. I lampioni erano già accesi e si potevano vedere le luci intermittenti degli alberi di Natale dai vetri del palazzo di fronte.
Accesi la luce per accarezzare meglio quell'inaspettata notizia che mi colse del tutto impreparata. Il mio sogno era organizzare eventi, fiere ma in attesa si realizzasse ero finita a servire hot dog in un Mc Donalds all'Eur di Roma dove ero capitata a seguito di un travolgente amore con un ragazzo romano conosciuto a Santorini l'anno prima.
Lui il lavoro l'aveva. Era appena stato assunto in una clinica privata come fisioterapista e proprio per festeggiare l'agognato traguardo si era regalato una settimana in Grecia, nell'isola bianca. Eravamo entrambi accompagnati da amici e alzandoci quasi contemporaneamente ai tavolini di un bar sulla spiaggia, ci eravamo scontrati sfiorandoci il viso. Dopo una prima occhiata imbarazzata scoppiammo in una fragorosa risata e ci ritrovammo tutti insieme decisi a trascorrere in compagnia quei giorni spensierati. Luca mi piaceva molto e anch'io non dovevo essergli indifferente. Quando decidemmo di fare un bagno mi prese per mano e sentii un brivido lungo la schiena. Iniziò così il nostro amore. Fu difficile separarci e dopo qualche settimana lui mi aveva trovato il posto al Mc Donalds. Non esitai un momento. Lo raggiunsi e iniziò la nostra convivenza.
Vivevamo nel quartiere di San Lorenzo dove lui aveva un appartamento al quinto piano di un palazzo con i muri scrostati e senza ascensore sì che quando arrivavo in cima dovevo fermarmi qualche attimo per respirare. Ci vedevamo soltanto la sera, quando non ero di turno, perché capitava che arrivassi a casa molto tardi dovendo mettere in preventivo quasi cinquanta minuti tra metropolitana, bus e scarpinata a piedi.
Ero assorta nei miei pensieri, ancora con la lettera tra le mani, quando sentii aprire la porta. Era Luca! D'istinto nascosi il foglio e l'accolsi sorridendo. Ero infreddolita. Il riscaldamento non funzionava bene e baciandoci, i nostri nasi ghiacciati sembravano di marmo.
Luca aveva in mano un sacchetto di nylon pieno di decorazioni natalizie e mi disse: "Quest'anno è il nostro secondo Natale insieme e voglio festeggiarlo come fossimo una famiglia. Adesso cerco il pino artificiale che dev'essere da qualche parte e lo addobbiamo."
"Sììììì!, risposi felice. Intanto che lui cercava, avevo scaldato il polpettone che avevo fatto il giorno prima e condito l'insalata. Mangiammo di corsa, col pensiero al lavoro che ci aspettava.
Con poche mosse Luca riuscì a mettere in piedi l'albero e lo stava aggiustando con le mani. Piegava, allungava, raddrizzava. Io lo guardavo e aiutavo a rimetterlo in forma. In una scatola di cartone c'erano palle di vetro multicolori che provenivano dalla casa dei suoi genitori. Le appoggiai ai rami con grazia mentre lui copriva i vuoti con cuori di legno, cavallucci, ghirlande...Infilai la cometa argentata sulla punta e alla fine Luca passò tra il verde sottili fili di piccolissime luci bianche che al clic del pulsante si accesero diffondendo una luce trasparente e calda.
Aveva negli occhi lo stupore di un bambino e fui colta da un impeto di tenerezza. Lo amavo ma ero già proiettata altrove. Non gli raccontai nulla, non volevo incrinare il momento magico che stavamo vivendo ma dovevo farlo al più presto, gennaio era alle porte. Passai la notte in bianco con gli occhi sgranati a pensare a cosa avrei fatto. Andarmene significava perdere per sempre Luca. Lui non avrebbe mai potuto lasciare il lavoro che amava e che gli dava la sicurezza economica. Restare significava rinunciare per sempre al lavoro dei miei sogni candidandomi all'infelicità. Avevo gli occhi umidi e mi alzai alle prime luci dell'alba. Andai in salotto. L'albero aveva le lucine ancora accese e mi sentii avvolta da un'ondata di calore. Quando finalmente parlai a Luca lui lesse nei miei occhi la fine della nostra storia e con la morte nel cuore mi disse soltanto: "Vai. "
Non passammo il Natale insieme e sull'aereo che mi portava a Londra viaggiava soltanto il mio involucro. Il mio cuore era rimasto in quella casa con l'albero dalle lucine accese.


 

 
 
 
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Tu credi di incontrare l’amore,

in realtà è l’amore che incontra te

nei modi più strani,

inaspettati, involontari, casuali.

A volte lo confondiamo col bene

e lo surroghiamo.

Spesso siamo convinti sia amore,

fingiamo sia amore,

e leghiamo noi stessi

a una indistruttibile catena

frutto dei nostri desideri mancati

dei nostri sogni sopiti

delle nostre abitudini

delle nostre paure

delle nostre comodità

delle nostre viltà

dei nostri calcoli

della nostra apatia

dei nostri falsi moralismi.

Ma quando arriva, se arriva,

lo riconosci,

come  “il sole all’improvviso”

sconvolgente, coinvolgente,

totalizzante, esclusivo,

fusione di corpo e anima

osmosi perfetta.

Se finisce,

un dolore muto, senza fine.

loretta

 

 
 
 
 
 
 
 

 

 
 
 
 
 

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