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LA FATA IGNORANTE

Per chi ignora, le colline sono sempre in fiore.

 

 

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E se domani

Post n°1118 pubblicato il 26 Luglio 2022 da EasyTouch

Quando ho smesso  di scrivere nel blog credevo in quello che dicevo, cioè che la vita andasse vissuta e non scritta, per esserci davvero. E pensavo valesse ancor di più per me, abile anguilla sfuggente, con razional postura, alibi perfetto per prendere sempre distanze e sgusciare; persona incapace di affrontare la vita mordendola anche solo con una veloce presa di incisivi. Credevo davvero di fare la cosa giusta per crescere; e soprattutto di essere riuscita a entrarci, in questa vita. A distanza di moltissimo tempo, in cui, peraltro, ho tentato di emanciparmi dagli incubi del passato e di costruirmi una relazione matura e responsabile, sono tornata ancora qui.

Come i ricorsi, come un mulino di un maso chiuso, come il riciclo dell'aria.

Che mente pazzesca, mi sono detta rileggendomi e capendo un quarto di quello che scrivevo.

Non scrivendo più, mi sono semplificata un po' troppo.

Non ho più attacchi di derealizzazione, sono più indirizzata, self confidence e la mia testa vaga un pò di meno. Viaggio meno bene da sola e mi servo molto di più di un tempo di espedienti estrinseci per galleggiare: divoro serie televisive e musica datata. E ho uno smisurato, continuo, assillante bisogno della conferma della presenza di chi mi è vicino, purtroppo. Esito inevitabile di un passato burrascoso. In questo momento la conferma dell'esistenza della persona eletta come "vicina" è il phon acceso in bagno. Le mie orecchie sono peggio di un mastino e tra poco seguirò gli odori della doccia per capire dove è finito.

 

Questa incessante necessità di, parzialmente soddisfatta da surrogati esterni, ora torna alla ribalta più prepotente. In questi giorni dopo la tua morte.

Di fatto, in questi anni ho abdicato a me stessa, mi sono costruita il mio personaggio che mi racconto e ho proseguito svuotandomi fino ad arrivare a:

-piangere a dirotto senza sapere perchè e odiando davvero con tutta me stessa il mio compagno, anche se mi rendevo conto che l'origine non era lui;

-piangere a dirotto perchè non mi trovo più;

-piangere  per tutte le perdite subite e le persone morte che non rivedrò mai più;

-piangere e pestare i piedi per non essere in grado di capire chi sia io realmente.

Per il momento affronto la cosa con la solita ipocrisia quotidiana. 

All'epoca del nostro incontro, una speranza mi aveva guidato a lui e intrappolato,  la stessa che fece inciampare lui su di me: di essere salvata da me stessa e che io salvassi lui. Entrambi esseri senza senso e senza voglia di trovarlo.

Bentornata Easy rompicoglioni, mi sei mancata.

 
 
 
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