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LA FATA IGNORANTE

Per chi ignora, le colline sono sempre in fiore.

 

 

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L'era del Qualsiasi

Post n°1103 pubblicato il 19 Febbraio 2017 da EasyTouch

(II)

Il giorno in cui discusse la sua tesi di laurea se lo sognò per molto tempo a venire, molto di più del giorno del suo matrimonio, che invece era caduto nell’Era del Qualsiasi, esattamente il 23 Settembre del QA, unità di misura temporale evoluta rispetto a quella che si sarebbe usata in epoca posteriore, in cui i giorni sarebbero stati indicati con la sigla GG e i mesi erano in via di estinzione. Si ricordava vagamente del tempo in cui le canzoni che uscivano alla radio duravano stagioni intere e il giorno di uscita di un album era quel giorno esatto e non un altro, ed era facilmente riconoscibile perché di album ne usciva uno ogni due anni. Si viveva un giorno alla volta e ogni giorno era memorabile perché si poteva ricordare ogni cosa di esso. Gli uomini riuscivano ancora a contare per uno, dunque i giorni erano numerati e così le ore contavano e si contavano. Quel giorno, il 6 Marzo 2004, quello in cui la proclamarono dottoressa, fu l’ultimo ad avere un numero, un mese e un anno precisi, poi, fuori o dentro, piano piano tutto andò sfumando i propri contorni. Soprattutto qualche tempo dopo aver iniziato a lavorare lì. Alessia era rimasta fissa a guardarla con gli occhioni spalancati, ma lei seguitava a non rispondere e in testa aveva un turbinio di pensieri da cui non riusciva ad uscire per poter proferire qualche parola razionale. Le fece un cenno per accordare una pausa e Alessia, scoraggiata, si voltò e rapidamente uscì dal suo campo visivo. Il primo giorno di lavoro aveva avuto ancora un numero, quelli successivi si confusero presto. Non c’era una ragione razionale in tutto questo e, mentre i giorni passavano, lei imparò dall’esperienza che la sedia per loro si chiamava gomma, che se voleva andare in bagno doveva dire che doveva evaporare, e se le chiedevano un protocollo lei doveva rispondere sempre acca kappa ed evitare di imprimerci sopra un timbro con giorno mese e anno riconoscibili. I primi giorni di lavoro furono un disastro, non aveva capito che lì nessuno faceva qualcosa di preciso o aveva un ruolo: c’era chi arrivava e subito ripartiva per andare a fare la spesa, chi usava andare a pregare a metà mattina, e se per alcuni la metà mattina era il tardo pomeriggio, per altri era mezzogiorno. Solo le giornate intere erano ancora percepite come un tempo, sia per necessità fisiologica sia perché la luce e il buio insistevano ad avvicendarsi ad un ritmo regolare. Quei principi, della gomma e della sedia, per intenderci, valevano solo nell’istante x in cui si varcava quella soglia del luogo di lavoro e tutti là dentro lo sapevano da sempre; così da tanto sempre da non sospettare più che fuori potesse esistere ancora o un altro sistema, tanto facevano valere il loro in ogni luogo, senza alcun timore di essere contraddetti. 

 
 
 
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