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Alessandro Fantini

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Introspettiva (Nevski)

Post n°75 pubblicato il 25 Settembre 2011 da afantini
 
Foto di afantini

 

Introspettiva Nevski

(Della Neva, di Pietro e di Caterina e di altre vampe ch’ivi trovai)

 

Di distanze forgiate nelle anse della memoria mi nutro:

Sogni che per secoli

 Macerarono nel gelo di una palude,

Pulsano oggi dentro le braccia di atlanti

Che sorreggono fantasie intagliate dal fiato

Della Neva rugliante.

 

Dall’anello senza cerchio che cinge l’orizzonte

Gli echi dei fucili bolscevichi ritornano incastonati

In piogge di ambra e diaspro che falsi cavalli

Imprigionati in hummer color banchisa polare

Rivomitano nel fragore del monossido eruttato

Per chilometri e chilometri sopra i ponti

Sorvegliati da veri cavalli domati nell’onestà del bronzo.

 

Quando sul lungofiume scende l’ombra e i rostri

Rifulgono sul rosso dei fusti come vampe su

Getti di quarzo è un adagio di Shostakovich a risalire

Dai flutti che divampano contro il languore

Dei battelli sorvegliati dalla lancia di Pietro e Paolo;

E prima che i lampioni risplendano

Sopra i parapetti una cupola più vasta

Inghiotte quella di Sant’Isacco e la rorida sinfonia

Del giorno vanisce nel silenzio di un altro chiarore

Che rifiorisce sui prati verticali dello scrigno di Caterina.

 

Una dentro l’altra si schiudono le città che gemmarono

Da quella prima brama di vincere le ostilità di Svedesi

Ed alluvioni e coronare le fauci solenni dell’impero.

 

Sul borscht che scorre lungo la Prospettiva Nevsky

Svettano grazie innalzate su vertigini anatomiche

Protese verso la lingua cruciforme che arde meridiana

Sopra l’abbraccio delle colonne che contiene il singulto

Della mutazione in un vagito di equorea luce.

 

Mentre le dita ‘s’inabissano nel sudore di un piccolo palmo

Il profumo di mele e panna acida riscrive la partitura

Di un istante smarrito nella beatitudine di una

Tenera vastità: sotto i ponti il vento si placa

E le pagine che stringo, aspettando di alzare

Di nuovo lo sguardo alla cremosa imponenza

Del barocco fiorentino, sono risme di tiepida carne

Che rivestiranno col tempo i miei sensi snudati.

 

Tornando sui miei passi, sulla spiaggia una vecchina mi parla:

Lieve fanciulla azzima la guardo rincorrere

Un cucciolo nascosto nella scura renella della fortezza,

Sotto il plumbeo sorriso di un vespro denso di spettri

Dove la mole massiccia di Pietro si disegna

Nell’esercito pluviale che stanotte tornerà a lavare

Le pietre mute davanti al sangue versato.

 

Alessandro Fantini, San Pietroburgo 21-09-2011

 

 

 

 

 
 
 
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