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« QUESTA SETTIMANA IN "DI...L'AMORE DELLA MIA VITA ... »

PRETE NEGA LA COMUNIONE A BAMBINO AUTISTICO

IL CASO:
Fabrizio ha 11 anni, non è un bambino come tutti gli altri, ma, come accade per tutti gli altri bambini i genitori avrebbero voluto che a Fabrizio fosse consentito di ricevere la prima comunione insieme al gruppo dei suoi amici di classe, cosa che gli è stata negata da Vincenzo Tritto, ex parroco della Chiesa di San Luigi Gonzaga in Napoli (Quartiere Posillipo), città dove il fatto è avvenuto.
Il motivo per cui il prelato, che attualmente svolge il suo sacerdozio nella città di Genova dove di recente è stato trasferito, ha negato l'incontro tra Fabrizio e il corpo di Cristo, o quantomeno lo ha negato all'interno della sua parrocchia, è dovuto al fatto che  Fabrizio è affetto da una forma di autismo. Quando la madre del bambino si è recata al primo incontro con il religioso, questi le ha suggerito di provare un'altra strada.
"Mi disse che sarebbe stato meglio se avessi iscritto Fabrizio al corso organizzato da "Fede e Luce", una comunità religiosa che riunisce bambini e ragazzi con disabilità mentali", spiega mamma Elsa S.D., 40 anni, mamma di tre figli e, aggiunge: "Forse un bimbo autistico crea troppi problemi. E non tutti hanno voglia di affrontarli. Ho pianto tanto e mi sono disperata per mesi  nel vedere mio figlio messo da parte in questo modo".
Don Tritto dal canto suo non nega l'accaduto e nemmeno il consiglio dato in quanto, secondo lui, era la strada migliore da seguire. «Ricordo la storia di Fabrizio - dice il sacerdote - Sì, consigliai alla mamma "Fede e Luce". Mi sembrava una buona soluzione per tutti, poi però non ho visto e sentito più nessuno. Adesso vivo in Liguria e francamente non so come è andata a finire».
Dopo l'amarezza iniziale Fabrizio è stato accolto da don Carlo Ballicu presso la parrocchia Santa Maria della Consolazione a Villanova (ubicata sempre nel Quartiere Posillipo), la prima comunione non l'ha fatta,  la farà tra due anni quando avrà concluso il corso di catechismo indispensabile per accedere al sacramento,  ma la famiglia indignata ha deciso di rendere noto l'accaduto.

La vicenda di Fabrizio mi ha fatto tornare alla mente quanto accaduto, non molto tempo fa (se non rammento male ad aprile dello scorso anno) a Comacchio, nel Ferrarese, dove, il parroco don Piergiorgio Zaghi, non ammise alla prima Comunione un bambino perché affetto da un grave handicap mentale, giudicandolo incapace di comprendere la portata del sacramento.
Nel caso di Fabrizio, nessuno ha mai detto alla madre del bambino con chiarezza il motivo del "rifiuto" anche se c'è chi, pensando di alleviarle la sofferenza, le ha espresso compassione dicendole che il figlio la comunione avrebbe anche potuto non farla affatto perché tanto il Signore "era più vicino a lui che agli altri".

LA DISAMINA DAVID/ROSSELLA

In merito a tutto quanto sopra, ieri mi è capitato di avere un confronto telefonico con David, co-editore di Radio DgVoice, lui cattolico praticante con una cultura religiosa decisamente superiore alla mia che, pur credendo in Dio, poca fede ho negli uomini di Chiesa.
David asserisce che effettivamente l'Eucarestia sia da amministrare a chi ha un minimo di capacità mentale da poter comprendere il significato di entrare in comunione con Gesù Cristo e non si sente di puntare il dito contro chi, in quanto sacerdote fa questo tipo di scelta.
Io invece dissento.
La prima osservazione che ho mosso è inerente al battesimo, Sacramento che viene ricevuto dal soggetto senza consapevolezza alcuna, solitamente a pochi giorni di vita, per assicurargli l'eternità. Ben prima, quindi, che il neonato sviluppi qualsiasi capacità cognitiva. Faccio inoltre presente che nelle comunità cattoliche orientali i bambini ricevono l'eucarestia subito dopo il battesimo e, nonostante Papa Pio X abbia fissato un'età limite per la prima comunione in relazione alla capacità di distinguere il pane di Dio da quello materiale, (regola a cui fa riferimento il Catechismo Romano Decretato dal Concilio Tridentino), la Chiesa cattolica non ha mai condannato la prassi consolidata nelle comunità orientali di concedere la comunione subito dopo il battesimo.
Va detto anche che: "L'ordinamento giuridico canonico non fa alcun riferimento né all'età né alla capacità di intendere e volere del soggetto che si appresta a ricevere il Sacramento dell'Eucarestia" così come anche nella Dottrina Cristiana non vi è riferimento alcuno all'eventuale esclusione dall'eucaristia per le persone incapaci di intendere e volere.
L'ex Pontefice, teologo e pastore Benedetto XVI nell'esortazione apostolica del 2007 «Sacramentum Caritatis» cancellando ogni dubbio, ebbe a dire: «Venga assicurata anche la comunione eucaristica, per quanto possibile, ai disabili mentali, battezzati e cresimati: essi ricevono l'Eucaristia nella fede anche della famiglia o della comunità che li accompagna». Dove il «quanto possibile» è da intendersi come riferimento ad una evidente incapacità fisica a deglutire o ingerire l'ostia, e non di certo ad un qualsiasi tipo di deficit  mentale.



La seconda osservazione è di natura più riflessiva e parte da una domanda: "L'Eucarestia è da considerarsi un dono o un precetto?"...Per quanto mi riguarda penso che essa sia un dono che Gesù ci ha lasciato, da ripetere in sua memoria, nella memoria della sua Croce, ed in quanto tale, come può essere negato ad un piccolo che su quella Croce ci sta in prima linea? Quale immagine dell'Eucaristia si offre agli altri bambini, che, testimoni di simili episodi, si saranno sicuramente chiesti se quel loro compagno è stato così cattivo o è così "anormale" da non aver potuto ricevere Gesù nel suo cuore, esattamente come loro?

TU COSA NE PENSI?

Pubblicato da Staff Radio DgVoice, Rossella.

 
 
 
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