Creato da Yaris167 il 19/10/2006

Counselling di Yaris

Relazione, crescita, sviluppo del potenziale più autentico

 

 

Analfabetismo funzionale: Il triste primato dell'Italia

Post n°1239 pubblicato il 12 Dicembre 2016 da Yaris167
 

 I dati OCSE fanno osservare che, in Italia,  il 47% della popolazione, quasi un italiano su due, si informa vota e lavora, esprimendo una capacità di analisi elementare e non solo, il concetto di analfabetismo funzionale, implica la mancata visione della realtà che  inclina l'analfabeta funzionale, ad una lettura, di quella che presuppone essere la realtà, limitandosi  a rapportarsi a ciò che concerne la vita elementare, ai bisogni e ai desideri suggeriti dagli impulsi primari, non sapendo intervenire in modo costruttivo nella società neppure per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità.

Io scrivo. Ma ciò contro cui scrivo non sa leggere

Credo che questa frase di Arnfrid Astel, esprima in sintesi, oggi più che mai,  il dilagare dell'analfabetismo funzionale in Italia e, soprattutto sulla rete e sui social.

Clicca e condividi, è il motto dell'analfabeta funzionale. Godi dei tuoi Like e fai in modo che altri analfabeti funzionali come te possano esaltarsi nel condividere. Parteciperai così, anche tu, a rendere testimonianza a questa società moderna abbastanza sottovalutata (sopravvalutata?), che porta le persone a credere a qualsiasi cosa che confermi le loro idee e pregiudizi...

 
Yaris




Riferimenti:





 
 
 

Il popolo sommerso..

“C’è una rete della vita che unisce la vita interiore, la vita biologica, la vita sociale, la vita culturale… Questa trama invisibile va studiata, compresa e amata” 
Fritjof Capra








Non so se per "difetto" congenito o per formazione, mi piace osservare la storia attraverso la lente dell'Empatia, mi fa cogliere aspetti e prospettive diverse rispetto alle logiche "razionali" che vedo mettere in atto. Logiche, che peraltro non hanno di razionale  se non il giustificare il personale disagio sociale sia esso ideologico  o di  fazione rispetto a un popolo sommerso, che non vive sui social, che non viene neppure calcolato nella comunicazione di massa...

E non sto parlando soltanto di politica. Prese individualmente le persone mostrano comportamenti diversi rispetto al "gruppo" nel quale  hanno necessita di riconoscersi ed identificarsi...Il "gruppo" però, non è il "branco" che ha bisogno di rispettare regole. Il branco segue il più forte e, deve riconoscersi in lui, pena la "sopravvivenza". La socialità del branco, infatti, garantisce un istinto di specie che non si lascia scuotere da dubbi, interrogativi, conflitti, che stanno invece alla base della coscienza.

Il "gruppo", diversamente dal branco, si costituisce  quando  l'essere umano è spinto  ad incontrarsi e a ritrovarsi, dalla coscienza individuale, dal personale bagaglio di esperienza, fatto di complessità e conflitti  che non necessita  di "sfogare" o proiettare all'esterno bensì di condividere per riconoscersi...

Il Gruppo, può arricchirsi nel superamento dell'individualità a favore di una coscienza  coesa, capace di integrare la complessità in una visione corale e dialettica sempre più ampia, capace di relazionarsi con l'esterno senza cedere alla tentazione,  che sia dettata dalla paura o dalla rabbia poco importa,  di irrigidirsi in una staticità che, cercando di spacciarsi per vera, non fa che assolutizzare se stessa...
Yaris




Riferimenti:


 
 
 

Quella revisione del titolo V...

Post n°1237 pubblicato il 02 Dicembre 2016 da Yaris167
 

E se l'intero problema referendario fosse legato  ad un unità nazionale scarsamente sentita e poco partecipata rispetto ad un regionalismo spinto "costretto" dalla riforma costituzionale a ridefinire poteri e assetti ben radicati sui territori?

Se fosse proprio quel dibattito sulle differenze territoriali, storiche e sociali da far convergere verso l'Unità della Repubblica, il discutere dell'Assemblea Costituente nel momento in cui si pose il problema di redigere il Titolo V?

E se fosse il sistema della Conferenza Stato Regioni, che opera nell’ambito della comunità nazionale per favorire la cooperazione tra l’attività dello Stato e quella delle Regioni e le Province Autonome, ad essere l'ostacolo a questo "regionalismo"  e, specie dopo la riforma costituzionale del 2001,  insufficiente ad armonizzare quei servizi che, per contro, dovrebbero essere garantiti su tutto il territorio nazionale?

Ed è davvero il problema di un'Europa comunitaria ad esautorare i poteri della sovranità dello Stato e, conseguentemente,  a dettare norme e leggi cui sottostare e pagare penali o, per contro, una mancata unità di intenti  territoriali che ostacolano la possibilità di uno  Stato forte e capace di poteri decisionali autonomi  e tali da poter mettere sul piatto della bilancia comunitaria, proposte fattibili per rivederne posizioni e collaborazioni?


Con il nuovo testo costituzionale, le materie attualmente di competenza concorrente delle Regioni, sono in gran parte attribuite alla competenza esclusiva dello Stato che ne detterà le disposizioni generali e comuni.

Forse, una riflessione in merito alle aree che passeranno sotto il potere legislativo esclusivo dello Stato, rispetto al potere legislativo concorrente delle Regioni, sarebbe opportuno farla per rendersi conto che quell'unità d'Italia, garibaldina, tanto studiata sui libri di scuola, chiede, oggi, di superare quel regionalismo autoreferenziale che ha frammentato ancora di più il nostro bel Paese..

Una sfida che va colta e  che non ammette ripensamenti tardivi...

Yaris



 
 
 

La Freccia gialla

Post n°1236 pubblicato il 27 Novembre 2016 da Yaris167
 

"Chi è spinto da un grande ideale non si scoraggia mai.
 La sola presenza in lui di quell'ideale che lo guida e lo nutre, gli dà forza e speranza. 

Egli sa, sente, che sta camminando sulla strada giusta e che mai niente ostacolerà il suo progresso. Anche se lungo quel cammino gli accade di inciampare – il che è inevitabile – egli non si lascia mai intaccare dal dubbio. 

Non è sufficiente, infatti, decidere di camminare sulla via del bene per potervisi mantenere senza inciampare, ma fare una caduta non è mai una buona ragione per smettere di camminare. 

Al minimo errore, alla minima caduta, alcuni crollano. Ripetono a se stessi: «Non ci riuscirò mai... Sono stupido, incapace, debole, sono da disprezzare... Ci rinuncio». 

Queste sono le reazioni di una fierezza fuori luogo, di un orgoglio ferito. Anche se commettete errori, anche se cadete, non fermatevi! Rialzatevi, e nonostante le debolezze, le cadute, i fallimenti e gli errori, continuate a camminare."

Omraam Mikhaël Aïvanhov*






Il simbolo della "freccia gialla" nasce da un senso di solidarietà messo in pratica da alcuni pellegrini che pensarono di aiutare coloro che si mettevano in cammino verso Santiago e che si smarrivano con facilità a causa del deteriorarsi dei cartelli. Tutto nacque un giorno per puro caso o se volete per merito di Don Elías Valiña, famoso parroco di O Cebreiro che, trovando un secchio di vernice gialla abbandonata dagli operai, ebbe l'idea di  segnalare il percorso del "Cammino di Santiago" con una freccia di colore giallo di dimensione visibili dai pellegrini per aiutarli nel loro percorso a non smarrire la strada.

Credo e sono convinta che, a prescindere da ogni idea o sentire fideistico, quel "Continuare a camminare" cui esorta Aïvanhov sia un esortazione a mantenersi aperti all'esterno per cogliere quella "Freccia gialla" che misteriosamente si schiude dentro di noi attraverso casualità e coincidenze...

Spesso la razionalità prevarrà  su quel flebile segno che una sorta di realismo, impedisce di prendere per vero, ma coglierne la possibilità aiuterà a individuarne i nessi con la personale esperienza e a proiettare in avanti una luce che prima non potevamo scorgere...

Yaris

*Omraam Mikhaël Aïvanhov è stato un esoterista e pedagogo bulgaro inserito nella tradizione spiritualista giudaico-cristiana e universalista della "Scuola bulgara" di Peter Deunov. Wikipedia

 
 
 

Job &orienta: Scuola lavoro

Giunto alla sua 26esima edizione, JOB&Orienta rappresenta  il più grande salone nazionale sull’orientamento, scuola, formazione e lavoro che vede tra appuntamenti culturali, convegni e dibattiti, incontri e seminari, alla presenza di autorevoli esponenti del mondo dell’economia, della politica e dell’imprenditoria, lo sviluppo di grandi aree tematiche che promuovono la mobilità internazionale per lo studio, la formazione e il lavoro, i diversi ambiti della sostenibilità e, infine il nuovo profilo CreativityJOB che valorizza le eccellenze del Made in Italy.






Impossibile non restare colpiti dalla Fiera espositiva e non tornare entusiasti e, oserei dire, carichi di intenzioni, di "idee da rubare" e da sperimentare. Entusiasmarsi, in fondo vuol dire anche questo: appassionarsi ad un'idea, sperimentarla, farla propria e perseguirla nelle forme più congeniali che sia la personale scelta di studio, di lavoro, o di progetti innovativi, per la scuola, per le imprese e per il mondo del lavoro.

Rispetto alla mia prima  visita al Job agli inizi della mia carriera lavorativa, devo dire che spingendomi tra la folla dei giovani in fila ai vari stand, ho riprovato la stessa emozione e la stessa spinta, che ho riconosciuto sui volti degli studenti, nella loro soddisfazione  per i lavori presentati, o nell'affascinarsi,  ai nuovi scenari didattici, presentati e costruiti attorno a robotica ed elettronica educativa, logica e pensiero computazionale, artefatti manuali e digitali e storytelling.

Una realtà che se vista con gli occhi dei media o dei giornali appare davvero di un altro mondo e per pochi,  come di un altro mondo appaiono le cifre degli investimenti per la scuola, per le imprese, per la ricerca, nel nuovo piano per il rilancio e l’ammodernamento industriale dell’Italia (Industry 4.0.).

Cifre che parlano di investimenti cospicui che vedono all'opera una cabina di regia che oltre ai Ministeri, coinvolge i maggiori atenei italiani, i centri di ricerca,  le unità sindacali il mondo, imprenditoriale con la scuola che dovrà fare da driver a questo percorso, diventando punto di riferimento per i futuri specialisti e manager digitali. 

Il Piano industria 4.0 infatti, non riguarda soltanto la digitalizzazione e l'uso delle tecnologie
Il nuovo piano industriale interroga tutti su una cultura che riscopre il valore del capitale umano e della necessità di una formazione, in una unicità  che non può essere svincolata né dalla cultura dell'istruzione e del suo valore educativo né dalla cultura di un lavoro appresa in ambiente lavorativoQuel valore e quelle opportunità che la "cultura di fabbrica" già una volta è stata capace di trasmettere,  dando valore alle idee, all'autoimprenditività, e portando allo sviluppo economico del Made in Italy.

Le Scuole come le Imprese necessitano di benefico rimescolamento che non può essere preso come una moda del governo tizio piuttosto che del governo di caio. Va piuttosto inquadrata come una necessaria osmosi tra sistemi formativi e sistemi produttivi in una visione più ampia verso la costruzione di nuovi scenari e nuove competenze che si connota per una più specifica finalizzazione allo sviluppo professionale delle persone  volta a favorirne l’inserimento, la permanenza e il reingresso nel mondo del lavoro...


Yaris



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CARL ROGERS: UN RIVOLUZIONARIO SILENZIOSO

Punto focale è l'individuo, non il problema.
Lo scopo non è quello di risolvere un problema particolare,
ma di aiutare l'individuo a crescere
perché possa affrontare sia il problema attuale,
sia quelli successivi in maniera più integrata.


 

PERSON EFFECTIVENESS TRAINING

Persone Efficaci


Percorso formativo per la crescita individuale e relazionale.

Il corso Persone Efficaci si prefigge di sviluppare o migliorare la sensibilità e le competenze necessarie per affrontare con successo i complessi e molteplici aspetti della relazione tra persone: la qualità del rapporto, le competenze interpersonali e le abilità comunicative in ogni ambito.
Il corso si rivolge a genitori, educatori, formatori, operatori socio – psico
- pedagogici del terzo settore, insegnanti di scuola elementare, media inferiore e superiore che intendano migliorare la relazione educativa e formativa nella quale sono quotidianamente impegnati. 

 
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