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Maggio


  
Eugène Grasset, Maggio, Calendrier de La Belle Jardinière *** Pensieri di Deola Deola passa il mattino seduta al caffè e nessuno la guarda. A quest'ora in città corron tutti sotto il sole ancor fresco dell'alba. Non cerca nessuno neanche Deola, ma fuma pacata e respira il mattino. Fin che è stata in pensione, ha dovuto dormire a quest'ora per rifarsi le forze: la stuoia sul letto la sporcavano con le scarpacce soldati e operai, i clienti che fiaccan la schiena. Ma, sole, è diverso: si può fare un lavoro più fine, con poca fatica. Il signore di ieri, svegliandola presto, l'ha baciata e condotta (mi fermerei, cara, a Torino con te, se potessi) con sé alla stazione a augurargli buon viaggio. E' intontita ma fresca stavolta, e le piace esser libera, Deola, e bere il suo latte e mangiare brioches. Stamattina è una mezza signora e, se guarda i passanti, fa solo per non annoiarsi. A quest'ora in pensione si dorme e c'è puzzo di chiuso - la padrona va a spasso - è da stupide stare lì dentro. Per girare la sera i locali, ci vuole presenza e in pensione, a trent'anni, quel po' che ne resta, si è perso. Deola siede mostrando il profilo a uno specchio e si guarda nel fresco del vetro. Un po' pallida in faccia: non è il fumo che stagni. Corruga le ciglia. Ci vorrebbe la voglia che aveva Marì, per durare in pensione (perché, cara donna, gli uomini vengon qui per cavarsi capricci che non glieli toglie né la moglie né l'innamorata) e Marì lavorava instancabile, piena di brio e godeva salute. I passanti davanti al caffè non distraggono Deola che lavora soltanto la sera, con lente conquiste nella musica del suo locale. Gettando le occhiate a un cliente o cercandogli il piede, le piaccion le orchestre che la fanno parere un'attrice alla scena d'amore con un giovane ricco. Le basta un cliente ogni sera e ha da vivere. (Forse il signore di ieri mi portava davvero con sé). Stare sola, se vuole, al mattino, e sedere al caffè. Non cercare nessuno. Cesare Pavese