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De amicitia

Post n°268 pubblicato il 24 Febbraio 2008 da Kastania
 
Tag: amiche, donne, Io

E'possibile voler bene a qualcuno pur essendo il suo opposto?
In amore diverse persone affermano di sì. Ma nell'amicizia ci sono esempi meno incoraggianti.

La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:
" Per favore …..addomesticami", disse.
" Volentieri", rispose il piccolo principe, " ma non ho molto tempo, però.
Ho da scoprire degli amici e da conoscere molte cose".
" Non si conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe." gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"
" Che bisogna fare?" domandò il piccolo principe.
" Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe.
" In principio tu ti sederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino…."

Mi ha sempre affascinato quel passaggio del Piccolo Principe.
Forse perchè capisco cosa si prova a non essere addomesticati.

La verità è che dopo aver ricevuto una cocente delusione, qualche anno fa, da quella che consideravo non la migliore amica, ma la sorella che non avevo mai avuto, non sono più riuscita a fidarmi con la stessa flemma, la stessa tranquillità. Anzi, non sono proprio più riuscita a fidarmi nello stesso modo, punto.

Ho imparato a fare affidamento solo su di me. Non è che non voglia bene alle mie amiche, ma non dipendo da loro più di quanto non dipenda dall'omino della luna. Non sono prolungamenti di me stessa, sono persone esterne.

L'ultima volta che ho chiesto un consiglio, e a Miranda, del cui giudizio mi fido ciecamente (ehm.. salvo nell'ultimo periodo, ma è decisamente un'altra storia!), risale a due anni fa. Alle travagliate settimane che hanno preceduto il mio ritorno insieme a Big. Ci torno  o non ci torno? scappo o non scappo?

La volta precedente nemmeno me la ricordo più, troppo lontana nel tempo.

Ho scoperto che questa mia mancanza di dipendenza ha appena ferito qualcuno.

Questa mattina ho cercato di spiegarle che non è un problema suo, che non è mancanza d'affetto o di fiducia. Alle volte ho bisogno di stare sola, di riflettere sui miei problemi. Non mi serve a nulla sfogarmi, se lo faccio non perchè ne senta necessità ma per una sorta di obbligo morale tipo "tu ascolti me, io ascolto te".

Samantha ormai passa all'estero otto mesi all'anno.
Ci sentiamo raramente mentre è via, una mail riassuntiva a fine mese, due se proprio abbiamo incontrato Brad Pitt o ci hanno candidate all'Oscar.
Eppure quando torna ci vediamo come se ci fossimo lasciate solo il giorno prima.
E'un'altra persona come me, indipendente, forte. Forse lo siamo anche troppo, chissà.

Ma la verità è che non posso cambiare, perchè non c'è nulla che non vada per me.

Ho capito cosa ha creato il problema, in ogni caso.
Dopo la botta, ho cercato più o meno inconsciamente di circondarmi di persone simili a me. Chi si somiglia si piglia, in un certo senso. Perfino Big non è addomesticato.
Questa ragazza è diversa da me, invece, molto diversa.

Ed io non posso, non posso essere come lei vorrebbe. Ci ho riflettuto, e non posso davvero. Non posso chiamarla a scadenze preordinate, se non ho nulla da dirle. Ci sono giorni in cui sbatto il telefono in faccia a Big, perchè sono infuriata per quello che mi sta capitando, per la mia vita che cola in pezzi giorno dopo giorno. Le altre amiche mi capiscono, rispettano questo mio bisogno estemporaneo di fuga. Lo comprende e accetta perfino Big, perchè alle volte il vecchio miglior amico che vive in lui seda il fidanzato attuale.Perchè lei no? perchè misura il mio affetto per lei nelle volte in cui la chiamo o no, e non su altri parametri? Se bastasse sentire spesso una persona per esserle amica, i vicini di casa o i coinquilini sarebbero automaticamente i migliori amici per chiunque. Non è così, non è la frequenza con cui ci si vede a stabilire il valore di un rapporto. Alcune delle mie migliori amiche non vivono neppure a Torino.

Ed ora non so che fare. Mi chiedo, a questo punto, se la nostra amicizia le faccia più male che bene. E, se le fa più male che bene, cosa dovrei fare io? fingere di essere diversa, poichè diversa non posso essere? allontanarla da me appiccicandomi una fascia con scritto "Tossico-vietato affezionarsi troppo"?

Le voglio bene, ma proprio perchè le voglio bene mi chiedo se non è meglio sparire con discrezione. Se lei non riesce a sopportarmi per quello che sono senza in qualche modo soffrirne, a che pro continuare a infliggerle dolore?

Speravo davvero che riuscissimo a superare queste differenze. Ma forse, diversamente che in amore, nell'amicizia ci si aspetta di più.

 
 
 
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