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Il mito di Partenope

Post n°2263 pubblicato il 10 Gennaio 2013 da luger2
 

Nella mitologia greca, Partenope (in greco antico Παρθενόπης/Parthenópês, di παρθένος/parthénos, "giovane ragazza", in particolare "vergine") è una delle sirene.

Le Sirene, che raffigurarono, secondo alcuni, l'afa spossante dello scirocco, secondo altri l'apparenza seducente ma ingannevole delle onde, e secondo altri ancora, con più probabilità, l'insidia degli scogli. Erano figlie di Forcis; il loro numero varia secondo le varie tradizioni. Erano vergini bellissime, col corpo di donna che finiva a forma di pesce. Con i loro canti soavi ammaliavano i naviganti, trascinandoli poi alla riva. Per scongiurare questo pericolo, si ricorda Ulisse che si fece legare all'albero maestro della nave e fece otturare le orecchie con la cera. Tra le sirene ricordiamo Leucosia, Ligea e Partenope, della quale si indicava il sepolcro vicino la città di Napoli, chiamata anche città partenopea.

Il mito di Partenope, ecista fondatrice della città omonima (nucleo originario di Napoli),  nasce dalla tradizione del popolo, di origine greca, dei Rodii che, sul finire del IX secolo a.C. crearono una colonia commerciale sull’isolotto di Megaride (dove sorge attualmente il castel dell’Ovo) e sulle propaggini meridionali dell’attuale Pizzofalcone (chiamato dai greci monte Echia e dove ha sede la Scuola Militare "Nunziatella").

Della antica presenza rodia in Campania è prova sia il culto della sirena Partenope, proprio dei naviganti Rodii, sia il valore ponderale della prima monetazione napoletana che ci riporta all’ambiente egeo-anatolico. Non dovettero comunque i Rodii fondare una città nel senso stretto della parola, ma realizzarono semplicemente un punto di appoggio per le loro lunghe imprese marinare e commerciali. 
Secondo la leggenda, Partenope s'invagì di Ulisse ma, disprezzata da quest'ultimo, si gettò in mare. 

Da fonti leggendarie e definibili antropologiche, sembra che proprio da queste due figure nasce la città di Napoli, fondata dapprima sull'isola di Megaride ed estesa poi al monte Echia, nel VIII secolo a.C. Nel 470 a.C. Partenope venne distrutta ma, a causa di una pestilenza mandata, secondo la Sibilla dallo stesso Nettuno, padre della sirena Partenope, per punire i Cumani, fu fondata sullo stesso posto la città di Neapolis per ripristinare il culto della sirena. Strabone cita che il suo tempio era nella città di Néapolis (attuale Napoli), dove gli abitanti celebravano giochi ginnici in suo onore. Le poche notizie che ci sono giunte a riguardo sono soltanto riguardanti una corsa con le fiaccole che ogni anno si compiva in suo onore.
 Pare che la sirena in questione sia morta nel luogo in cui oggi sorge Castel dell'Ovo e proprio lì sia stata sepolta la patrona di Napoli, santa Patrizia.
Due patrone di Napoli quindi, Partenope e Santa Patrizia, una pagana e l'altra cristiana.

 
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luger2
luger2 il 10/01/13 alle 18:53 via WEB
« Parthenope non è morta, Parthenope non ha tomba, Ella vive, splendida giovane e bella, da cinquemila anni; corre sui poggi, sulla spiaggia. E’ lei che rende la nostra città ebbra di luce e folle di colori, è lei che fa brillare le stelle nelle notti serene (...) quando vediamo comparire un’ombra bianca allacciata ad un’altra ombra, è lei col suo amante, quando sentiamo nell’aria un suono di parole innamorate è la sua voce che le pronunzia, quando un rumore di baci indistinto, sommesso, ci fa trasalire, sono i baci suoi, quando un fruscio di abiti ci fa fremere è il suo peplo che striscia sull’arena, è lei che fa contorcere di passione, languire ed impallidire d’amore la città. Parthenope, la vergine, la donna, non muore, non muore, non ha tomba, è immortale ...è l’amore. » (Matilde Serao)
(Rispondi)
 
 
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 15/06/13 alle 20:55 via WEB
>_____> :=).
(Rispondi)
 
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