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Non siete voi a parlare, ma è lo Spirito che parla in voi


 
 E’ l’annuncio che la persecuzione è la condizione normale degli evangelizzatori. Verranno anche giudicati e messi a morte, Gesù però promette loro l’assistenza e la forza dello Spirito di Dio. I missionari, da parte loro, si comportino con avvedutezza, evitando falsi eroismi, anzi, se una città risulta pericolosa, vadano altrove.  Si comportino con sincerità, senza condizionamenti. Ogni missione profetica è destinata a urtare i valori su cui sono fondate le società: denaro, piacere, potere e menzogna. Il missionario potrà essere rigettato anche da amici e familiari, che non condividono la sua fede e la sua speranza. Se le comunità cristiane non incontrano difficoltà, se la Chiesa non viene osteggiata per il nome di Cristo, se il potere le sorride compiacente è segno che non sta seguendo il Vangelo, che la profezia è morta.La chiamata a seguire Gesù, a condividere la missione, a conformarci a Lui, a spogliarci di ciò che ci può essere di impedimento per assumere la fisionomia di Colui che è servo: questo è il grande itinerario che si presenta ancora una volta davanti a noi. Non c’è dubbio, Gesù ce lo ripete: «Vi mando come agnelli in mezzo ai lupi, siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe; guardatevi dagli uomini perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe». Una realtà che in più di un caso viviamo. Il discepolo non ha un percorso semplificato, ma nell’essere non riconosciuto, anzi disprezzato, sa molto bene che sta vivendo l’esperienza che già il Figlio dell’uomo ha sperimentato in prima persona. La croce per il servo di Cristo e dei fratelli è la forza e il segno della vittoria, perché il Cristo è il Risorto, il Vivente. Anche nella situazione più difficile non dobbiamo dimenticare che se il Signore ci ha chiamato a collaborare è perché sa che possiamo farcela.