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Digressioni sulla pittura, miei pittori preferiti

Post n°1635 pubblicato il 06 Dicembre 2018 da Vince198

 

Michelangelo Merisi da Caravaggio: Il mio incipit.

Pur avendone fatto cenno qualche anno fa, ritorno volentieri su miei passi..
La prima volta che misi fuori i.. piedi dalla città militare (Cecchignola - Roma) - primissimi anni ’70 -  lì giunto per svolgere il servizio militare, ricordo che presi il bus per la stazione Laurentina e poi la metro per Roma Termini insieme ad alcuni commilitoni.
Dissi: «Era ora di andare a fare un giro dopo ben due settimane di vita di caserma!»
Uno dei commilitoni propose un’escursione in alcune piazze famose della “caput mundi”, cosa che gradii molto.
Oltretutto Roma non mi fu del tutto sconosciuta allora.
Da ragazzino accompagnai mia madre più volte da uno zio materno che abitò in zona Parioli, in occasione per l’appunto di gite nella Capitale in cui il mio parente lavorò e trascorse quasi tutta la sua vita.
A piazza Navona, tuttavia, non ero mai stato prima e quella volta – destino o non so cosa – tutti insieme decidemmo di andarvi senza troppe discussioni.
Piazza Navona è simbolo della Roma barocca, contiene elementi architettonici e scultorici di Gian Lorenzo Bernini (la Fontana dei Quattro Fiumi al centro della piazza, che rappresenta il Danubio, il Gange, il Nilo ed il Rio della Plata, i quattro angoli della Terra), Francesco Borromini e Girolamo Rainaldi (la chiesa di Sant'Agnese in Agone, davanti alla fontana del Bernini) e Pietro da Cortona.
Niente da dire: rimasi estasiato per la bellezza del luogo e per quanto sia stato affollato, soprattutto da turisti.
Muoversi fu già allora complicato (chissà oggi, sarà ancor più difficoltoso..)!

Vicino alle predette quattro fontane c’è una via, trasversale rispetto alla piazza, che porta a Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica.
Non ci fu possibile visitarlo perché quel giorno non fu aperto al pubblico.
Così, “caracollando” su Corso del Risorgimento, ci trovammo nei pressi di una chiesa che poi scoprimmo essere quella di san Luigi dei Francesi.
Era aperta e così decidemmo di entrare.
Fuori un caldo poco sopportabile, dentro un fresco accettabile.
E fu così, percorrendo questa chiesa con il dovuto rispetto e in silenzio, che ci imbattemmo in alcuni dipinti di Caravaggio custoditi nella cappella Contarelli.
Non avevo mai visto dipinti del grande pittore lombardo, pur avendolo studiato negli anni del liceo.
Tuttavia trovarsi di fronte a quelle opere fu per me come rimanere folgorato dalla loro bellezza.

Le due opere laterali, le più importanti (al centro S. Matteo e l'Angelo), il Martirio di san Matteo (a dx) e la Vocazione di san Matteo (a sx) per la cappella Conta­relli in San Luigi dei Francesi, la cui decorazione era stata lasciata interrotta nel 1593 dal Cavalier d'Arpino che ne aveva affrescato soltanto il soffitto, le opere caravaggesche - era l’estate del 1600 - rappresentarono due scene sconvolgenti, tanto fu impressionante il loro naturalismo. Il Martirio, il più bello dei tre dipinti, propose un'immagine piena di per­sonaggi che paiono sul serio in carne e ossa, con fonti di luci diverse quasi intermittenti nei loro effetti drammatici e instabili, con un movimento cen­trifugo che parte dal centro “scandaloso” del qua­dro: il corpo nudo e bellissimo dell'aggressore, che sottomette il santo e lo fa scivolare in una zona scura sul primo piano, abitata da tre figu­re maschili, altrettanto nude, che costituiscono peraltro uno dei molti quesiti, spesso nemmeno enunciati, che il capolavoro propose.

A Roma, come riportarono le cronache del tempo, non si era mai visto nulla di simile e niente, nei precedenti dipinti del Caravaggio (tutte scene con pochi personaggi di formato limitato e dal cromatismo chiaro), la­sciava prevedere questo sorprendente risultato, eclatante.
Uno stacco, rispetto alla cultura precedente, da considerare come il più clamoroso balzo mai compiuto da un solo artista.

Da quel momento, quasi fulminato nei miei sentimenti più sinceri e profondi, Caravaggio è diventato il mio pittore di riferimento, il mio preferito e da allora non ho più cambiato idea.
Ho visto altre sue opere negli anni che seguirono (sempre a Roma presso Gallerie, Pinacoteche
e la Basilica di s. Maria del Popolo), però l’impatto iniziale è stato fortissimo: non lo dimenticherò finché avrò fiato e vita.
Consiglio disinteressato: chi non ha visto questi dipinti, trovi il tempo per vederli: ne vale assolutamente la pena.

 

La vocazione di S. Matteo
La vocazione di s. Matteo

S. Matteo e l'Angelo
s. Matteo e l'Angelo

Il martirio di S. Matteo
Il martirio di s. Matteo

 

 
 
 
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Data di creazione: 21/07/2006
 

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