Altromondo17

Riflettendo sui messaggi intrecciati che si possono trarre dalla "degustazione" dei tuoi versi mi son idealmente ritrovato, fra l'altro, in un campo di ulivi del Salento (appena lasciato!) che, ormai, ulivi non sono più. Solo "macerie" della natura violentata dall'insipienza umana. Immense distese di plurisecolari alberi verdi, compresi i frutti, eliminati dal ciclo vitale. Rientrano così nel ciclo biologico per dare nuova vita ad altri fratelli di specie indefinite. Magari rinascono come papaveri rossi o steli appena donataci dalle provvidenziali piogge degli ultimi giorni. Nonostante il "tanto" di brutto che è accaduto in diversi posti.
Mi son rivisto in un campo di melograni, con ancora tanto verde; ma anche con tante faccine che esponevano abbondanti sorrisi con "dentature" rosse. I chicchi dei melograni che, ancora in seguito alle piogge, si erano spontaneamente aperti alla nostra visione. I chicchi, già rossi, invitavano ad essere "baciati" per l'unica volta che si può fare. Un bacio mortale, per loro.
E dopo tanti altri passaggi, cara Gabriella, mi son ritrovato sotto il Tuo albero della vita, quello su tela, che volesti donarmi per poterlo utilizzare abbinato a un mio testo, che è anche tuo. E li il rosso non poteva che spuntare da un'Aurora eterna che non ha avuto inizio, né avrà fine.
Almeno secondo quanto riesco a immaginare. E la ferrea volontà e voglia di vivere che ci impone di tuffarci in quella aurora vitale.

Un caro saluto M@.