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Le mani.

Post n°330 pubblicato il 10 Aprile 2015 da gaza64
 

 

Uno sciame d'api

le mani.


Ricche di veleno e di miele.

Dispensatrici di punizioni e ricompense.

Paralizzano o riscuotono dal torpore.


Morbide mani veloci accarezzano e poi,

come volando, si allontanano.

Lasciano lividi o graffi o delicate promesse.


Tornano,

tagliando l'aria che nel loro tragitto attraversano.


Si posano lievi,

e solo un attimo restano.


Fino a quando non pungono e di quello

 stesso dolore,

poi,

muoiono.


 
Rispondi al commento:
mara.alunni
mara.alunni il 14/04/15 alle 11:10 via WEB
Le mani stringono altre mani; si uniscono tra loro e, come un nido, accolgono le mani dell'altro o sono quelle che, fiduciose, si fanno accogliere; le mani toccano dovunque il corpo amato, lo esplorano lo conoscono lo riconoscono, gli stanno vicine anche a distanza; le mani riparano dalla troppa luce o, nel buio, si protendono in avanti quasi facendosi occhi. Le mani sanno profondamente che non siamo soli al mondo perché, come la bocca, con la loro sensibilità fremono continuamente verso un contatto. E, in un rimescolare di sensi che nell'espressione poetica definiamo sinestesie, possiamo immaginare e agire un maggiore scambio di sensazioni, tale che si possa generare un aumento e un ampliamento delle percezioni. Le mani, nobili rappresentanti del 'tatto', hanno da insegnare agli altri sensi la fiducia della vicinanza,del con-tatto, momento in cui la realtà si moltiplica e spalanca nuove opportunità. Se ci usi anomali e violenti, questi nascono nelle visioni del mondo, negli atti mentali. Ma ascoltando, semplicemente ascoltando le mani, non vi è schiaffo in esse, bensì un contatto carezzevole. Di tante sovrastrutture si può fare a meno, lasciandosi guidare dalle mani curiose che tendono verso un volto, un albero, l'acqua, l'aria, un frutto, la terra. Tendono fino a voler toccare il cuore dell'altro. Per vivere, per sentire la vita, per comprendere come averne cura.
 
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