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DIALOGO DI PITTURA DI PAOLO PINO

Post n°523 pubblicato il 16 Novembre 2015 da Alcestidgl2
 

PAOLO PINO

 

 

DIALOGO DI PITTURA DI PAOLO PINO

Tra i primi saggi di critica d'arte veneta, il Dialogo del P. rivela soprattutto l'esigenza di difendere il gusto veneto rispetto a quello toscano, affermando la necessità di superare le proporzioni classiche nel movimento, la diligenza nell'immediatezza; lo stesso pretesto del Dialogo, la bellezza delle donne, implica un accento sensualistico tipicamente veneto. Il Dialogo contiene notizie di artisti e di opere d'arte del tempo.

Nel secondo Cinquecento, il ragionare d’arte nel dialogo, equivale a esplicitare scelte,  strategie narrative a sviscerare convinzioni e quindi a rendere noti i complessi legami tra parola, scrittura e immagine.

 

 

 

Nella sua opera Pino ricorda Plinio, l’Alberti, il Gaurico nella plastica. PROFONDA INFLUENZA DELL’UMANISTA Alberti.

 

Paolo Pino, visto che la visione non distingue perfettamente la realtà, ci sono delle opacità, lo scopo dell’arte è il mostrare il più possibile della realtà all’occhi umano. Per l’Alberti invece si partiva da un’idea della visione geometrica che non comprende ciò che l’occhio vede sfocatamente.

LA PITTURA SI DIVIDE IN 3 PARTI:

DISEGNO, INVENZIONE, COLORIRE.

Il disegno si suddivide in:

GIUDIZIO, CIRCOSCRIZIONE, termine albertiano, PRATICA, RETTA COMPOSIZIONE.

Il Giudizio, contrapposto all’imprescindibile studio vasariano; il giudizio è frutto di una disposizione naturale che si può migliorare con l’esercitazione. Il fatto stesso di possedere una disposizione naturale alla pittura, conduce alla Circoscrizione che è una semplice abbozzo, una preparazione. La pratica è avere esperienza, è l’accordo della luce sul vivo e nella conoscenza del bello, per molte cose “bello in sé” retta composizione ripresa albertiana come composizione ordinata della superficie.

Pino non indica le parti della pittura nell’opera finita ma la storia di una pittura a cominciare dallo schizzo.

L’inventio ci dice che l’artista è autore del soggetto; egli trova poesie e historiae da solo (Bellini lo conferma a Isabella d’Este negandosi al suo volere iconografico).

Apprezza molto il Bronzino naturalista e parla dei paesaggi dell’arte tedesca, duri e rupestri contrapposti a quelli italiani molto più dolci.

Il COLORE, consiste in tre parti:

discernere la proprietà dei colori, accompagnare  la diversità in un tutto in modo che appaia vivo, fuggire il contorno.

La pittura deve imitare la materia, dare la sensazione di cos’è oro o lino, e aggiunge che  la diversità delle tinte deve essere armonica senza contorni e divisione nette.Non parla di identità tra imitazione della natura e accordo tra luce ed ombra del colore e quindi non costruisce una vera teoria del tono.  Non si accorge che la luce è in fusione con la composizione dei colori perché produce l’illusione della materia.

PER I FIORENTINI IL COLORIRE ERA: per l’Alberti “eccezion di lumi” , cioè puro  chiaroscuro, per Leonardo sfumato, cioè suggerimento del colore per mezzo del chiaroscuro senza attuazione vera del colore. Michelangelo liquida il colore come ROBA DA FIAMMINGHI.

 Pino non ama il velo albertiano e artifici in tal senso; prende di mira Bellini che indugia nei dettagli della pittura; questa tipologia non è assimilabile alla poesia non è istantanea e breve in modo da far “capire il mondo”. E’ una pittura adatta ad una prosa didascalica. Per Pino la ricercatezza di dettagli è DEBOLEZZA. L’artista nei suoi quadri non deve mettere “un mondo” ma pochi elementi, non essere troppo diligente perché offuscherebbe l’impressione spontanea vivida. La “BREVITAS” che certo non significa negligenza.

Il motivo del dialogo di Pino esclude tutte le ragioni di carattere scientifico, tipicamente fiorentine, per approdare al punto di vista veneziano che si basa molto sulla sensazione, su un sentire emotivo che a volte mal sopporta regole disciplinanti il disegno, come la prospettiva e le proporzioni. Infatti egli sente che la proporzione, pur ammettendone la bellezza, è inutile visto il movimento del corpo e la sua conseguente modifica nello spazio; anche la luce è in movimento continuo e la misura la distruggerebbe.

Condivide con Leonardo la pittura come ARTE LIBERALE, e il lume alto per dare rilievo .

                           Cristina Di Bartolomeo

 

 

 

 

 

 
 
 
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Non prendermi per schiavo,
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Non costringermi alle carezze,
perché ho in me il senso del pudore.

Non umiliarmi,
perché ho in me i senso della fierezza.

Non abbandonarmi,
perché ho in me il senso della fedeltà.

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