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IL GIUDIZIO DI PARIDE

Post n°503 pubblicato il 15 Gennaio 2013 da Alcestidgl2
 

 

 CLAUDE GELLEE, detto LORRAIN

 

(Chamagne – Francia 1600-04 --- Roma – Italia 1682)

 

IL GIUDIZIO DI PARIDE

 

1645 – 1646 ca

Olio su tela

112,3 x 149,5 cm.

Washington, National Gallery of Art, Ailsa Mellon Brice Fund.

N° inventario 1969.1.1

Provenienza: commissionato da Francois du Val, marchese de Fontenay – Mareuil (1594 – 1665), Roma e Parigi. Le Danois, Parigi, da c. 1740. Angran visconte de Fonspertuis, dal 1747, Acquistato da Agard o Devins. Urbino Pizzetta, Londra ha aquisito nel 1912 dal padre di Miss V. Price Inghilterra. Venduto il 13/02/1969 alla NGA.

 

ERA (a Paride): “Se tu giudicherai che io son bella o Paride, tu sarai signore di tutta l’Asia”.

ATENA (a Paride): “ Se tu sentenzierai che la bella son io, non sarai mai vinto in battaglia e ne uscirai sempre glorioso: io ti farò pro’ guerriero e vincitore”.

AFRODITE (a Paride): “Io ti prometto di darti Elena in moglie, di accompagnarti a lei e di tornare con entrambi in Ilio; io ci sarò e farò ogni cosa per voi”.

PARIDE: “A questo patto io do a te il pomo; a questo patto prendilo”.

 

Il testo tratto dal “Dialogo” numero 20 di Luciano ben ci introduce in uno degli eventi mitologici più celebri “Il giudizio di Paride”, soggetto del dipinto commissionato a Claude Gellee detto Lorrain dall’ambasciatore Francois  du Val, marchese de Fontenay – Mareuil (1594 – 1655). Oltre a Luciano molti autori classici riportano questo mitico episodio: Omero, Igino, Euripide ed Ovidio.

La mitologia narra che a causa di funeste profezie, Paride secondogenito di Priamo ed Ecuba venne condotto, appena nato, dal servo Agelao sul monte Ida, situato nella Misia non lontano da Troia. Il servo eseguito l’ordine si accorse che il bambino era stato nutrito da un’orsa per cinque giorni; lo accolse perciò nella sua casa e lo chiamò Paride.

 Più tardi divenuto un giovane uomo, egli fu soprannominato Alessandro perché respingeva gli assalti e difendeva le greggi. Paride, scelto da Zeus per giudicare quale tra Era, Atena ed Afrodite fosse la più bella scelse la dea dell’amore che gli aveva promesso in dono Elena, la donna più bella del mondo.

Tra due quinte rocciose si apre uno spazio brullo con numerose variazioni del terreno. In secondo piano, al centro del dipinto, un boschetto divide l’immagine a metà. A sinistra, nella parte inferiore, un’immaginaria linea ellittica racchiude il gruppo dei personaggi: Atena con elmo e giavellotto, Era con il pavone dall’iridescente coda, uccello a lei sacro simbolo di vigilanza e di profezia, Afrodite che tiene per mano il piccolo Cupido e il bel principe-pastore Paride con il suo gregge. I personaggi sono resi in dimensioni minori rispetto al paesaggio, grande protagonista del dipinto.

A sinistra, nella parte superiore, alberi ed arbusti fanno da cornice ad una cascatella d’acqua formando un andamento ellittico che richiama la linea sottostante.

Dal centro del dipinto, verso la parte destra in basso, sono disposte le capre di Paride che sono un misurato strumento che accompagna il lento digradare del terreno verso il mare, dove in lontananza si scorge la cittadella di Troia, teatro di nefaste sciagure.

Tutta la storia del paesaggio ideale da Annibale Carracci, Domenichino, Albani, Poussain appartiene a Lorrain e la sua natura popolata da dolci miti, soprattutto dal 1640 in poi, alimenta la sua classicità. Egli è guidato da un ideale di chiarezza, di ordine e la sua osservazione della natura è lenta, calma, ininterrotta ed investe tutti gli elementi della realtà.

La luce è la nota fondamentale della sua arte, luce studiata nella campagna romana durante tutte le ore del giorno, luce che aggiunge nuove possibilità espressive alla pittura di paesaggio. Nel dipinto, il sole che sta tramontando dietro Troia, determina la visibile alternanza di luci,  ombre e colori in ogni dettaglio naturale, illuminando il cielo sino ad arrivare all’azzurro perlaceo che si fonde con quello dell’acqua.

Dice il Baldinucci “…All’acque marittime diede un colore naturalissimo; e quello, in che intorno alle medesime maggiormente ridusse la sua intelligenza, furono le varie mutazioni dello stesso colore, a seconda delle varie e bellissime osservazioni, che egli fatte aveva nel vero, nel mutarsi e variarsi l’aria e la luce…”

Lorrain ha la capacità di sollecitare ogni senso umano: con gli occhi si può ascoltare il lieve mormorio dell’acqua e udire le lusinghe rivolte a Paride da Era; con gli occhi si può annusare l’odore della terra, con gli occhi si possono toccare i rami frondosi.

Mi ha sorpreso ed incantato il lento, ordinato ed armonico processo di idealizzazione del dipinto: alternanza di linee curve e zigzagate, di simmetrie (Paride ed Atena; Afrodite ed Era),  di rimandi nello spazio (le capre), di bilanciamento di luci ed ombre tra la parte sinistra e destra del dipinto.

 

 
 
 
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