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GRANDE MADONNA COWPER

Post n°498 pubblicato il 28 Agosto 2012 da Alcestidgl2
 

 

 

 

 

 

 

Raffaello Sanzio  Urbino 6 aprile 1483 - Roma 1520


GRANDE MADONNA COWPER O MADONNA NICCOLINI

1508

olio su tela

80,7 x 57,5 cm

Washington, National Gallery of Art, Andrew Mellon Collection

n° inventario  1937.1.25


Provenienza: 1677, casa Niccolini, Firenze; 1772 comprato da  Joseph Zoffany; 1775 conte George Cowper, Inghilterra; 1928 Andrew W. Mellon Pittsburgh e Washington; 1930, The AW Mellon Educational and Charitable Trust; 1937 donato alla National Gallery of Art,  Washington

Iscrizioni: firmato e datato sulla scollatura: “MDVIII,/ R:V:PIN./” (?)


Il Bambino Gesù, siede sorridente e sopraelevato su un cuscino bianco, sulla coscia della Madre aggrappandosi alla scollatura del corpetto del Suo abito e guarda l’osservatore coinvolgendolo. Maria è rivolta verso sinistra e guarda il Piccolo Gesù con amorevole eleganza e compostezza.

Con la mano sinistra tiene l’abito, con la mano destra poggia sul corpo del Bambino un velo trasparente, elemento spesso usato nella pittura fiorentina del ‘400 e ritrovato ripetutamente nelle tarde opere raffaellesche.  Il cromatismo fresco e leggero vive del contrasto fra i toni rossi, verdi e azzurri dell’abito di Maria, l’incarnato chiaro del Bambino e il bianco del cuscino.

La Grande Madonna Cowper, opera d’impianto grandioso, è forse la più michelangiolesca delle Vergini dipinte da Raffaello e gareggia con le immagini scolpite per gli effetti di risalto plastico. Le due figure viste dal basso, si stagliano contro l’azzurro del cielo distinte  volumetricamente ma nello stesso tempo allacciate con estrema naturalezza dall’intrecciarsi dei gesti e dei moti.

Il dipinto viene citato per la prima volta da Bocchi e Ginelli che lo citano nel 1677 a casa Niccolini in Firenze. Quindi esso si trova nel Palazzo Corsini e nel 1775 entra in possesso del conte Cowper da cui il nome del dipinto. John Zoffany riproduce il quadro nel suo dipinto “La Tribuna degli Uffizi” (1772-1778) nel quale Raffaello tiene il dipinto della Madonna in mano, una probabile allusione all’acquisto da parte del conte Cowper. Nel 1937, il dipinto finì nella collezione Mellon, le cui opere formarono il nucleo del nascente museo di Washington.

Un problema è sempre stato rappresentato dalla firma dell’artista, posta sulla scollatura dell’abito della Vergine che oggi non è più visibile ad occhio nudo. Esami più recenti hanno fatto sorgere il dubbio che la firma sia stata ridipinta nel XIX secolo ma non  è chiaro in quale misura sia presente una firma originale.

Lo stato di conservazione del quadro è ottimo. Nell’ambito della mostra del 1983, il quadro è stato sottoposto a rilievi tecnici: i raggi X hanno dimostrato che Raffaello ha usato poca biacca per l’incarnato rispetto all’esecuzione del cielo e dell’abito di Maria mentre i raggi infrarossi hanno fatto riconoscere alcune modifiche nell’esecuzione pittorica definitiva nella capigliatura di Maria, nel cuscino e nella posizione del Bambino.

In una lettera di raccomandazione di Giovanna Feltria a Pier Soderini, datata 1504 si legge: “..Raffaello, figlio di Giovanni Santi, avendo buono ingegno nel suo esercizio, ha deliberato stare qualche tempo in Fiorenza per imparare”.

Infatti tra la fine del 1504 e il 1508 l’Urbinate trascorre un soggiorno fiorentino  decisamente importante per il suo percorso artistico nel quale è impegnato nell’imitazione dei “moderni”, da modelli quattrocenteschi come Donatello o Luca Della Robbia a Michelangelo e a Leonardo. “Studiò questo eccellentissimo pittore nella città di Firenze le cose vecchie di Masaccio e quelle che vide nei lavori di Lionardo e di Michelagnolo lo feciono attendere maggiormente agli studi e per conseguenza acquistarne miglioramento straordinario all’arte et alla sua maniera”(dalle Vite di G. Vasari). L’imitazione di Raffaello però non è passiva ma dinamica: ingloba nella sua preesistente  formazione artistica, la definizione anatomica dei corpi e dei movimenti  di Michelangelo e l’espressione intensa dei moti dell’animo di Leonardo plasmando via via il suo linguaggio figurativo basato sulla naturalezza e sulla verità.

Sono numerose, negli anni fiorentini immagini isolate delle Vergini con Bambino, che Raffaello presenta con ricchezza di sottili gradazioni affettive e con varie soluzioni dinamiche (Madonna dei Tempi, Madonna del Granduca, Madonna d’Orleans). La Grande Madonna Cowper è datata 1508, anno in cui termina il soggiorno fiorentino di Raffaello, il quale, in questo periodo ha raggiunto grande maturità  artistica. “La struttura delle grandi Madonne fiorentine dalla volumetria espansa debbono essere assimilate a cupole in grado di ruotare lentamente intorno al proprio asse sino a coinvolgere nel loro moto l’universo che le circonda”(Anna Coliva).

 

Cris, nel mio incontro con l'arte

 

 

 

 
 
 
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Non prendermi per schiavo,
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Non umiliarmi,
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