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Flauto traverso

Post n°22 pubblicato il 23 Novembre 2015 da pariro2010

(...) Nessuno, neppure il più abile e attrezzato imbianchino riuscirà a cancellarne i ricordi, qualsiasi tonalità di colore possa usare e ogni volta, a documentarne l’esistenza, salire per questi scalini, sarà come sbatterti in faccia la storia vissuta e una buona dose di fosforo per il cerebro critico dormiente.

Niente, neanche il minimo segno accende i miei sospetti. Un assassino non usa l’ascensore per fuggire dal luogo del crimine. Oppure si, lo usa ma il più silenziosamente possibile. Ovvio.

Meno scontato invece sarebbe se il colpevole, in preda al panico, non fosse riuscito a mantenere la freddezza necessaria per restare inosservato. E’ un vecchio impianto, la cabina è costruita in legno

di noce massello, le porte sono a chiusura manuale, il motore, installato nel vano sottotetto, trasmette il rumore dei comandi impartiti alla tastiera in ottone e ad ogni partenza e per ogni fermata, lo stacco è sottolineato in modo evidente e riconoscibile.

Al terzo piano abita la famiglia Cecchini, miei vicini verticali, i migliori, perché stanno sotto per mia grande fortuna. Moglie, marito e figlia trentenne, estremamente socievoli e socialmente silenziosi e utili al prossimo come il sacchetto e la paletta..

Insegnanti in pensione, danno ripetizioni ai ripetenti che ripetono fino a saperla a memoria.

Materia scientifiche lui, umanistiche lei. La ragazza, una via di mezzo tra la miss Italia candidata alle elezioni e la comparsa nei Nibelunghi, scudo e spada. E’ diplomata al Paganini, pianoforte e clavicembalo temperato. Però un giorno mi ha detto che non disdegna il rock, quello che ascolto di solito negli orari plausibili per tenere la manopola del volume a metà strada tra la filodiffusione ad alto volume al bar del grande magazzino e l’attacco dirompente dei Quadri ad una esibizione omogeneizzati e digeribili anche per i digiuni, alle astensioni di Musorgskij dall’alcol e ai tic nervosi di Palmer, Lake & Emerson. Mi ha detto quel giorno che ne avrebbe eseguito alcuni brani alla Balakarev, solo piano per persone colte,  analcoliche e insonni.

Le avevo chiesto se avesse potuto suonare anche il mio preferito, tra molti altri preferiti, Una notte sul Monte Calvo dello stesso autore, e, contemporaneamente, da parte mia, dare una rispolverata alla versione dei Nuovi gnomi Trolleggianti, così, per prendere un po’ di colore, un segno di vita, un guizzo spontaneo incontrollato tra le ciglia chiare e le sopra ciglia selvagge.

Non le proposi la Bouree di Bach con i Jethro seminatori Tull sul palco per non rischiare di confondere il sacro col profano, un genio con un altro genio, una chitarra classica con un flauto traverso sputacchiera e bestemmiatore, troppe emozioni, desideri delibati e insoddisfatti.

Troppo giovane per invitarla a cena e abbastanza matura per cercarsi un uomo che le faccia da traino in montagna o che le regali gli occhiali da sole per riparare la vista dal luccichio abbagliante del sole durante una gita in barca in navigazione nella sinfonia dello strumento consapevolmente accordato per l’orecchio umano, il rumore del mare. (...)

 
 
 
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troppo buona ma detto da te mi fido :-)
Inviato da: pariro2010
il 03/03/2016 alle 11:51
 
che bello il tuo modo di descrivere... vedi le immagini...
Inviato da: demanding
il 02/03/2016 alle 23:50
 
surreale e, per metafora, sognante. grazie.
Inviato da: pariro2010
il 02/03/2016 alle 12:01
 
Veramente molto carino. Te ne lascio uno ancora più breve...
Inviato da: demanding
il 02/03/2016 alle 11:45
 
 

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