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Libertà vo cercando

Post n°526 pubblicato il 01 Marzo 2017 da Zero.elevato.a.Zero
 

Or ti piaccia gradir la sua venuta:
libertà va cercando, ch'è sì cara,
come sa chi per lei vita rifiuta.

(Purgatorio canto I vv. 70-72)

Non è vita quella senza libertà.
William Wallace – Eroe scozzese

DJ Fabo

Raramente scrivo pensieri frutto della cronaca quotidiana, praticamente mai scrivo post che siano opinioni su fatti di costume, per una ricerca di armonia che mi porta a volere fortemente questo blog e per un bisogno di consonanze che è il motore delle parole fin qui prodotte. I pensieri di oggi sono schierati, discordi e forse pieni di troppa energia: soprattutto dividono, quando solitamente il mio desiderio sincero è quello di costruire euritmia ed equilibrio indifferente.
C’è a monte di ogni cosa che io credo, fortemente lo credo, che la dignità e la volontà di una persona, di ciascuna persona, debbano essere salvaguardate soprattutto dallo stato, anche da uno scassato e mal governato come il nostro: in tutti gli aspetti della vita devono essere privilegiate, dalla nascita con il diritto ad una infanzia serena, fino all’aspetto più intimo e finale che segna il trapasso da questo mondo.
Come fa lo stato (lo scrivo volutamente e di nuovo lo farò con la minuscola) ad arrogarsi il diritto di impadronirsi di quel dono meraviglioso e del tutto personale della vita? Posso comprendere che in caso di mancata espressione della volontà si cerchi di tutelare secondo morale il diritto alla vita, ma quando le intenzioni sono esplicite e quando, mi perdoni il vate di Recanati per la citazione: Quando muti questi occhi all'altrui core, / e lor fia voto il mondo, e il dì futuro / del dì presente più noioso e tetro, allora la volontà del singolo va rispettata, soprattutto protetta.
La vita è un dono, lo penso in maniera del tutto convinta, un dono che è nostro e quindi dobbiamo essere liberi di usare secondo discernimento, ma soprattutto secondo la nostra volontà, è la cosa più personale che possediamo, e per questo l’ultima parola in merito deve essere la nostra. Oltre tutti i consigli, oltre tutto il supporto psicologico, oltre ogni altra voce amica o di parte avversa.
Da questa plaga mal governata che altrimenti chiamiamo il Bel Paese scappano i giovani in cerca di futuro, ed è una ferita urente, scappano anche coloro che non hanno più futuro, ma solo il desiderio di concludere un calvario, per un senso necessario e sufficiente di libertà.
Lo stato dovrebbe aiutare a vivere con il migliore sollievo possibile chi in un mare di difficoltà decide di continuare a nuotare, ma anche fornire la migliore comprensione per chi si arrende a un destino difficile e impossibile da sopportare ulteriormente. Lo stato che è la sommatoria del pensiero di ogni singolo cittadino non può commettere l’errore di non dare risposte, perché ci sono domande forti e queste non possono essere soffocate nell’indifferenza. Nel silenzio assordante delle istituzioni c’è la morte del pensiero che mi offende molto di più dell’abbandono della propria vita di chi non vuole più continuare a soffrire.
Arrivederci Fabiano, nell’emozione di una vita nuova piena di luce e di musica.


Mariella Nava – Fade Out

 

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Commenti al Post:
lightdew
lightdew il 02/03/17 alle 18:30 via WEB
E' un post difficilissimo da commentare. Infatti non trovo molte parole, qui sotto. Io per prima, che sono corsa a leggerti, mi sono chiesta più volte cosa avrei potuto scrivere qui sotto. In questo post non c'è soltanto lo sdegno per una mancata libertà, ma c'è molto di più. C'è una rabbia per un'appartenenza ad uno Stato che non protegge i propri figli, privandoli del lavoro e oberandoli di tasse. Uno Stato che giorno dopo giorno, cede parte del suo patrimonio artistico e lavorativo all'estero per accogliere un popolo non suo al quale non sa offrire nulla. Leggendoti mi sono preoccupata per il tuo scrivere, in realtà dovrei preoccuparmi maggiormente per il nostro futuro. Però, non riesco, e scusami davvero, a prendere parte in questa controversa questione. Sarà tutto dovuto alla mia crescita in un ambiente cattolico, o forse una mancanza di coraggio nel gesto estremo. Io, ho davanti al mio cuore chi lotta nelle difficoltà e nonostante tutto riesce a donare moltissimo agli altri. Io, stavolta non mi schiero in giusto o sbagliato. Non saprei che dire. A te invece lascio un abbraccio che spero riuscirai a sentire nonostante la distanza. Laura
 
 
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 03/03/17 alle 06:23 via WEB
Accolgo delicatamente ma con grande senso di gratitudine le tue parole, le emozioni che contengono e la sincerità che sempre le contraddistingue. Sono consapevole di essere uscito dal placido torpore che di solito impasta queste pagine, ma anche io vivo di emozioni ed oggi sono mosso dalla entropica reazione ad un caso di coscienza; non è mia intenzione, davvero mai lo vorrei, dividere come un rasoio chi la pensa come me da chi ha opinioni differenti ed ancora da chi non ha una risposta precisa se non una profonda pietas meravigliosamente umana. Il rispetto al quale accennavo sopra si fonda pervicacemente anche su questa considerazione: non c’è obbligo di risposta, il blog è una espressione di libertà, ecco perché ti ringrazio ancor di più per avere superato l’imbarazzo offrendomi la tua visione, che ho apprezzato per la sua trasparenza. Noto che hai scritto stato con la maiuscola, sono felice che tu lo senta ancora così, io ne avverto ogni giorno di più la inconsistenza nell’assistere i cittadini bisognosi, anche quelli che tu meglio di me conosci, che dovrebbero essere supportati per la loro carica vitale invece di dover dipendere da aiuti familiari e di amici o volontari. La mia è una blasfemia laica gridata verso un ente superiore che non risponde e fa dubitare della sua presenza, è un lemà sabactani rivolto alle istituzioni contumaci per le quali penso che l’unica opposizione possibile resti ormai un atto rivoluzionario che parta, magari, da una libera espressione di pensiero.
Ricambio con energia il tuo abbraccio: Non praevalebunt
 
   
lightdew
lightdew il 04/03/17 alle 14:20 via WEB
in realtà la nostra società sta privilegiando una filosofia di morte, piuttosto che di vita, la morte e il suo fascino è divenuta più preziosa di quella che dovrebbe essere la vita, con tutta la bellezza che racchiude, primo tra tutti il rispetto del prossimo. forse, e dico forse, se uno all'anno dei tanti amici di un dj si degnasse di fargli visita, di abbracciarlo, di dirgli quanto sia stato ed è importante per lui, anche una vita difficile magari sarebbe sopportabile. forse. dico forse, perchè io non so, ma so invece molto bene quanto l'assenza di amicizia e di amore ci sia oggi. oggi che è così difficile dire ti amo, ti voglio bene, grazie, scusami. oggi che l'amicizia sembra svanita, così come l'amore. oggi che i parenti contano e valgono meno di sconosciuti lontani. oggi che nulla è al posto nel quale dovrebbe essere, oggi che ci meravigliamo che qualcuno voglia solo sentire la nostra voce e noi no, non ne abbiamo il tempo, nè per lui, nè per nessun'altro, nè tantomeno per noi stessi. ecco, forse se tutto questo tornasse al suo posto, forse, la vita prevarrebbe sulla morte. il concetto di vita e la vita stessa.
 
     
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 04/03/17 alle 15:29 via WEB
In quella terra saggia e lontana del Giappone da sempre i parenti contano meno dei vicini di casa, perché è la prossimità che rende necessarie relazioni più forti, qui invece si vuole sopperire al senso della distanza annullandola con la tecnologia, come se essere lontani fosse un male in sé invece di regalare il senso di un tempo giusto e naturale delle cose. Oggi neanche la telefonata è più importante, si deve poter usare un messaggio che arriva in tempo reale al quale dare immediato riscontro, carico di poche frasi, magari di sigle sconclusionate, o di una foto senza commento, al quale rispondere frettolosamente senza soppesare le parole, cercando come sarebbe opportuno il modo di impiattarle con grazia dopo averle assaggiate, invece di servire un rapido fast food preconfezionato, magari insipido per la fretta. Oggi si vuole tutto e subito tanto che si è perso il senso di una lettera scritta su carta, con le sue frasi rileggibili negli anni, ma soprattutto con il tempo necessario per arrivare a destinazione, perché ogni desiderio, anche il più minuto, deve essere soddisfatto subito, semplicemente perché si tratta di un nostro volere a scapito dell’equilibrio del resto del mondo.
Oggi la morte è qualcosa di virtuale, che affolla monitor o schermi tv, ma quella degli altri che non conosciamo, perché la morte vicina, quella delle persone reali in casa non avviene più, si delega alla corsia di un ospedale ed il funerale avviene secondo una ritualità da contenere nei tempi previsti, invece di concedere alle persone amiche lo spazio per rivedersi e riabbracciarsi, per mantenere forte il legame umano che vada oltre le 4 sillabe della parola condoglianze, magari con tutto il tempo necessario a rievocare un ricordo, senza la fretta di dover tornare alla vita normale, come se questo attimo fondamentale dell’addio non appartenesse esso pure a qualcosa di indispensabile, così da rendere opportuno staccare il telefono, che anche quello una volta era fisso e non dava obblighi di rispondere subito con il dovuto affanno.
Ci sono ambiti dove la comunicazione istantanea aiuta la risoluzione dei problemi, il lavoro, ma anche un figlio che tarda nel cuore della notte e ti dice che tutto va bene. Alla pari però io cerco di trovare momenti lenti dove aspettare risulta una dote preziosa da imparare e da coltivare, come si faceva quando le fragole non erano disponibili tutto l’anno, ma attese nel periodo giusto avevano un sapore migliore forse effetto anche di quel desiderio sopito. In questa bulimia di urgenze per avere tutto e subito, io, forse solo io, leggo un errore fondamentale che non migliora la qualità della vita. Poi i sentimenti umani restano sempre immutati nei secoli, cambia solo il modo di manifestarli, credo comunque che vadano accettati con lo stesso apprezzamento delle fragole, senza mettere loro fretta, considerandoli un dono e non un bisogno personale che se disatteso vuol dire giocoforza disinteresse dalla parte opposta.
Un saluto lento che sa di fragole.
 
norma3330
norma3330 il 02/03/17 alle 18:44 via WEB
La storia di questo sfortunato ragazzo ho conosciuta guardando Giulio Golia,che è andato a casa sua.Ho visto una sofferenza disumana, ho sentito il suo apello... e poi una decina di giorni dopo ho saputo della sua morte.Guardavo Fabio e ammiravo la sua forza ...nonostante vivendo in questi condizioni riusciva anche scherzare... e pensavo, ma io in questi condizioni quanto potrei resistere ? un' ora ?... poi riflettevo come è facile passare dalla vita serena al abisso di un inferno... a volte basta un'attimo.
 
 
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 03/03/17 alle 06:26 via WEB
Ci sono altre persone che allo stesso modo chiedono in maniera cosciente e consapevole di porre fine alle proprie sofferenze. Non hanno la notorietà di Fabiano e quindi non avranno una intervista sulle Iene, forse non hanno nemmeno quella cifra superiore ai 10.000 € per ricorrere a cliniche svizzere, eppure io credo abbiano lo stesso diritto alla dignità. Una volta ero più bravo ad esprimere con silenzio la mia indignazione, ma oggi ho sentito il bisogno troppo forte di aggiungere la mia voce alle altre che si levano. La vita è un dono prezioso e fragilissimo, queste prese di coscienza mi aiutano a capire con quanta cura dobbiamo saper accogliere ogni attimo, ogni meraviglia, ed anche ogni esperienza difficile.
Grazie del tuo pensiero e del privilegio del tuo commento.
 
solosorriso
solosorriso il 05/03/17 alle 18:48 via WEB
Che dire? E' una brutta e triste pagina del nostro Paese di cui dobbiamo sicuramente vergognarci...Provo grande rispetto per il coraggio di questo ragazzo e di tutti quelli che, come lui, sono stati capaci di una scelta consapevole ma di certo sofferta...Morire dignitosamente è un diritto di tutti così come non soffrire per poter morire...è capitato a mia madre qualche anno fa ed io ancora oggi sono grata alle persone che le e ci sono state vicine ed hanno fatto sì che si spegnesse dolcemente e senza troppe sofferenze...Ci tengo a dirti che condivido, con una certa tristezza, ogni parola di questo tuo splendido post...Ti lascio il mio abbraccio per una buona serata...Carmen
 
 
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 06/03/17 alle 18:14 via WEB
Ti ringrazio per le tue parole e mi rammarico che la vita ti abbia imposto una prova così difficile. Ogni volta che nomino lo stato sono consapevole che io sono comunque un’unità di quei 60 milioni di italiani che ha il diritto e il dovere di esprimere il senso di un disagio e la necessità di cercare un rimedio.
Ho un caro amico che opera come medico nell’unità di terapia antalgica e cure palliative della mia città, il suo lavoro è rendere meno dolorosa la degenza di pazienti che spesso percorrono il tratto finale della vita, per mantenere quella cosa imprescindibile che è la dignità umana. Per questo l’unità è separata dal resto dell’ospedale e permette una migliore familiarità, il conforto dei parenti assieme alla presenza del corpo sanitario. Lo trovo un doveroso gesto di civiltà che non merita altro commento o complimento se non quello di una cosa fatta come deve essere.
Hai fatto bene a puntualizzare che nella scelta rumorosa di persone come Fabiano Antoniani brilla una luce di coraggio, per il pensiero rivolto ad altri nelle stesse condizioni, perché cessi il bisogno di espatriare affrontando spese economiche non indifferenti, quando quello che si chiede è un senso di dignità alla persona che non deve mai mancare.
Ti ringrazio davvero molto del tuo pensiero e delle tue parole e ti auguro giorni pieni di colori e profumi,
Massimo
 
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